Carlo Riva, l’ingegnere del mare
Addio all’uomo dell’impossibile

Si è spento a 95 anni nella sua Sarnico: una vita di successi e di barche dalla bellezza incredibile.

Uomo dell’impossibile, Riva era un uomo impossibile. Ed era un uomo epico, avrebbe scritto bene Hemingway di lui. Lottava e ovviamente ingaggiava battaglie prima di tutti contro Carlo Riva: se riusciva a raggiungere un obiettivo ne metteva sempre davanti un altro, non si accontentava mai. Non si è mai accontentato. Ha chiuso gli occhi e stavolta per sempre, lunedì 10 aprile a 95 anni nella villa di via Predore a Sarnico dove aveva sempre vissuto e dove si è spento lentamente.

Nessuno è mai riuscito a distoglierlo da quel che aveva in testa. Sul mare aveva visto cose e le aveva messe insieme con l’Italia che aveva voglia di vivere, lasciarsi alle spalle i morti, le guerre, la miseria. Vede la fine delle barche da corsa in legno e vede l’inizio di qualcos’altro: barche per divertisti ad andar per mare. L’uomo dell’impossibile vuole mettere insieme tre cose che fino ad allora insieme non potevano stare: vuole costruire barche da divertimento che stiano in mare come si deve, le vuole fatte a mano quindi artigianali, ma costruite in serie quindi come in un’industria. In più, le barche dovevano essere bellissime, perché il Dopoguerra aveva fame ma anche di bellezza.

Tritoni, Ariston che gareggiano in bellezza con i più celebri Aquarama, i Rudy e gli Scoiattoli. Ne ha vendute migliaia, celebrate come leggende, le hanno volute attori di Hollywood, magnate, re, regine, appassionati con portafogli e gente che si è indebitata. Mercoledì per salutarlo, Sarnico si fermerà: alle 11 i funerali nella chiesa parrocchiale. Dalla vita Carlo Riva ha avuto tutto, guadagnandoselo. Se n’è andato in pace lasciando magnifici ricordi e la scia della sua luce: l’uomo dell’impossibile ha saputo mettere insieme una vita da leggenda con la saggezza della semplicità. In fondo, lui, voleva solo fare delle belle barche.

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