Supera la barriera della Sla volando
in elicottero sulla cima dell’Adamello

Appassionato di montagna, Sergio Bellesi, 63enne di Sovere, affronta la malattia con grande coraggio

Sla, Sclerosi laterale amiotrofica. La malattia dei calciatori, fino a qualche anno fa. Poi, dall’area ristretta in cui sembrava poter essere contenuta, la Sla è uscita travolgendo la vita di tante persone comuni. Passata la «moda» dell’Ice Bucket Challenge, la Sla continua a spaventare. Seimila sono i malati in Italia: ciascuno di loro con progetti, sogni e desideri che rischiano di spegnersi piano piano. Ma se accanto ai malati ci sono familiari che trovano la forza di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà e che, insieme alle associazioni e al mondo sociosanitario, riescono a creare una rete di sostegno e di aiuto, allora anche la vita costretta su una sedia a rotelle o immobilizzata in un letto può dare occasioni di gioia e di autentica felicità.

È quanto possono raccontare e testimoniare Sergio Bellesi, soverese malato di Sla, la moglie Assunta e i figli Roberto e Michela. Qualche giorno fa, coinvolgendo tutta la loro grande famiglia, hanno realizzato il sogno del papà: grazie a un volo in elicottero vedere da vicino la vetta dell’Adamello, la montagna che domina la valle Camonica e il Sebino con i suoi 3.539 metri di quota. Sergio Bellesi ha compiuto 63 anni, ma per lui la vetta dai cui ghiacciai nasce anche il fiume Oglio, era destinata a restare inviolata dopo che sette anni fa ha iniziato ad accusare i primi sintomi della Sla: «Aveva forti crampi alle gambe, poi sentiva di avere sempre meno forza alle braccia. Col passare del tempo, ha iniziato ad avere difficoltà a deambulare e a sentire le gambe diventare sempre più rigide».

La lunga trafila delle visite mediche, il girovagare da un ospedale all’altro, le attese dai vari specialisti fino all’approdo al centro clinico Nemo per le malattie neuromuscolari del Niguarda a Milano non hanno fatto sconti: sclerosi laterale amiotrofica. Così le montagne, le cime, i sentieri nei boschi e quelli sulle rocce, sono diventati un dolce ricordo a cui rimanere aggrappato, insieme agli affetti di sempre. E con questo appiglio Sergio Bellesi non si è mai arreso.

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