Dal coma al ritorno a scuola
«Andò come mi disse Amadei»

C’era anche lei il giorno dell’Epifania, nella chiesa parrocchiale di San Paolo, per l’annuale Messa in memoria del vescovo Roberto Amadei.

Hillary Ruggeri ha 17 anni, e un grande affetto verso il vescovo che ha guidato la diocesi dal 1991 al 2009. Vive a Telgate con il papà Dario, la mamma Cinzia e il fratello Marco. «Nel 2007 – racconta – il vescovo Amadei venne in visita alla scuola La Traccia di Calcinate.

Avevo con me la foto della mia Prima Comunione con i miei familiari. Gliela mostrai chiedendogli una benedizione per mia mamma, che era ricoverata in ospedale. Il vescovo mi accarezzò e diede la sua benedizione». L’anno successivo è Hillary, quando ha 9 anni, a essere ricoverata agli Ospedali Riuniti. Un intervento chirurgico di routine evolve al peggio. «Andò in coma e per mesi fu ricoverata in Terapia intensiva — racconta la mamma —. I medici ci avevano detto che un miglioramento era impossibile. Era tenuta in vita dall’alimentazione artificiale e da diversi macchinari». Poco prima di Pasqua ai Riuniti giunge il vescovo Amadei. In Terapia intensiva incontra i genitori di Hillary. «Gli abbiamo raccontato l’episodio della foto e si è ricordato di lei. L’ha benedetta, ha recitato un’Ave Maria e poi ha detto: “La prossima volta ci vediamo alla Traccia”».

Hillary si riprende, viene trasferita in un centro di riabilitazione a Bosisio Parini. Le sue condizioni migliorano. Ricorda la mamma: «Ha aperto gli occhi, ha cominciato a esprimersi con l’alfabeto muto e poi a parlare, con molta fatica. E le sue prime parole, fra le lacrime, furono sulla visita di Amadei in ospedale. Questo ricordo ha sbalordito tutti, anche i medici, visto che era in coma». «Eppure ricordavo perfettamente la visita e le parole del vescovo», aggiunge Hillary. Che si riprende completamente e nel gennaio 2009 torna a scuola. A fine anno viene a sapere della malattia del vescovo. Gli scrive per Natale, chiedendo di poterlo incontrare. Lo fa il 19 dicembre, 10 giorni prima della morte: «Era in carrozzina e aveva la maschera per l’ossigeno. Gli ho detto: “Un giorno lei ha pregato per me, ora spetta a me pregare per lei”. Poi gli ho donato un bouquet di rose bianche, che sono rimaste nella sua camera fino al giorno della morte. Il vescovo ha tolto la mascherina e mi ha dato un bacio». Hillary quel giorno ha fatto due promesse: pregare ogni sera per il vescovo Roberto e partecipare ogni anno alla Messa in San Paolo.

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