Era morta soltanto per l’Inps
«Errore, ma non ha diritto a soldi»

Le carte cantano e quelle in possesso dell’Inps confermerebbero che a Monica Chiari l’assegno di invalidità era stato revocato perché la signora, che abita a Quintano di Castelli Calepio, non ne aveva più il diritto.

Però altre carte, sempre dell’Inps certificano che la signora è morta il primo ottobre 1992. E, infine, lei oggi «certifica» che è ancora viva, ha 46 anni e la stessa cardiomiopatia dilatativa a causa della quale nel 1989 le era stata assegnata la pensione dall’ente previdenziale. E allora, che si fa?

«È chiaro ed evidente che l’errore c’è stato - conferma Angelo D’Ambrosio, il direttore provinciale dell’Inps -, ma si è trattato di un mero errore materiale, che non appena scoperto dalla signora Chiari, è stato corretto. Un errore che non cambia la sostanza della questione: dalla visita sanitaria triennale obbligatoria, che conferma o rivede le condizioni per l’assegnazione del beneficio, 24 anni fa era risultato che Chiari non aveva più i requisiti per ottenerla, quindi è stata sospesa e non c’è dunque stato il danno economico che la signora lamenterebbe».

Il caso era stato raccontato martedì 23 febbraio da L’Eco: Monica Chiari, invalida civile al 70% come certificato dallo stesso ente previdenziale, nei giorni scorsi ha chiesto all’Inps un aggiornamento della sua posizione contributiva. Scoprendo di essere morta - per l’Inps - il primo ottobre 1992, la stessa identica data indicata nei vari documenti che all’epoca l’istituto le aveva inviato. Vuoi vedere allora - si era chiesta lei - che mi avevano tolto la pensione di invalidità perché per loro ero morta?».

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