Sparatoria, arresti convalidati - Video
Mamma e fratelli restano in carcere

Elvis e Kevin Nicolini, rom di 33 e 24 anni, restano in carcere. Lo ha deciso il Tribunale di Bergamo e con loro anche la madre Angelica Pellerini, 50 anni.

Il gip Marina Cavalleri ha sciolto la riserva e ha stabilito il carcere perchè secondo il Tribunale c’è il pericolo di reiterazione del reato. Scarcerato il comasco Davide Carabetta, 36 anni. Per tutti e quattro gli arresti sono stati convalidati. Per tutti le accuse sono di concorso in tentato omicidio, rissa, lesioni e porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere.

Nella giornata di venerdì i due fratelli, difesi dall’avvocato Ottaviano Mussumeci, hanno raccontato di essere stati invitati all’appuntamento dai rivali del clan Horvat. Il difensore ha prodotto al gip un video postato su Youtube in cui, in lingua rom, alcuni rivali inviterebbero i Nicolini, in particolare Kevin, a presentarsi nel piazzale di Trescore alle 14,30 di martedì.

http://www.ecodibergamo.it/videos/video/trescore-balneario-il-video-della-sparatoria-in-piazzale-pertini_1033227_44/

Kevin e il fratello accettano di andarci per questioni d’onore, pensando a un chiarimento verbale, al massimo muscolare. E infatti ci vanno senza armi da fuoco (bastoni nelle loro auto invece c’erano). Sono seguiti, su altre vetture e per decisione autonoma, da alcuni parenti, tra cui la madre. Per il pm la donna era armata. Ma lei, difesa dall’avvocato Anna Marinelli, con una dichiarazione spontanea ha detto alla gip di non aver sparato (l’esame dello Stub è in corso). Armato era invece il marito Giorgio Nicolini che nel video diffuso dai carabinieri si vede sparare ad altezza d’uomo.

Quando arrivano, i Nicolini non trovano nessuno. Poi, hanno affermato i fratelli, ecco che piomba l’Hummer scuro, preceduto da alcuni spari. È anche la ricostruzione del pm Antonio Pansa, il quale sostiene che i primi spari siano giunti da una Fiat Croma. Forse sono colpi di un revolver o, più probabilmente, di una scacciacani, perché bossoli, ma nemmeno ogive, per ora sono stati trovati. Sono quei colpi, hanno spiegato Elvis e Kevin, che innescano la loro reazione adrenalinica. Pensando che gli spari provengano dall’Hummer scuro, agiscono d’istinto e lanciano le loro auto, su cui erano soli (Elvis al volante di un’Alfa 166, Kevin su un Hummer con carrozzeria mimetico-militare), contro l’Hummer scuro dei rivali.

Elvis ha spiegato di aver rincorso il marocchino sceso dal fuoristrada «nemico» e di avergli sferrato un pugno e di averne poi rifilato uno a un altro rivale. «Per questo mi sembra esagerata la contestazione di tentato omicidio», ragiona l’avvocato Mussumeci. Il quale, per ribadire che i suoi assistiti sono vittime di una trappola e non aggressori come si potrebbe evincere dal filmato diffuso dai carabinieri, evidenzia il comportamento tenuto successivamente, quando i fratelli Nicolini e la madre sono tornati a casa: «Kevin, che nell’impatto tra le auto era rimasto ferito, aveva bisogno di cure. Ma, temendo nuovi agguati, reputava troppo pericoloso recarsi all’ospedale. Sicché ha chiamato i carabinieri. Elvis si è offerto di accompagnarlo insieme ai militari e di seguirli in caserma. Dove sono poi stati raggiunti dalla madre. Mi sembra più un comportamento di chi è vittima di un’aggressione e non di chi l’ha architettata».

Carabetta, buttafuori in una discoteca di Cermenate (Como) e cassiere in un night club di Lugano, difeso dall’avvocato Cristima Pizzocaro, ha sostenuto che a Trescore era giunto per acquistare un’auto dagli Horvat. Questi gli fanno provare l’Hummer scuro (al volante c’era infatti il comasco), sul quale salgono anche un suo amico marocchino, poi denunciato, e un’altra persona (secondo gli inquirenti un Horvat). Gli Horvat davanti, su una Golf, gli dicono si seguirli per il giro di prova, finché non giungono in piazzale Pertini. «Dell’appuntamento sapevo, ma pensavo fosse una cosa tranquilla. Quando ho sentito gli spari mi sono sdraiato nell’abitacolo - ha raccontato ieri -. Sono uscito quando sono terminati. Fuori mi sono trovato una donna che mi puntava una pistola. L’ho scansata, altri mi hanno inseguito, fino a quando una Mercedes non mi ha investito».

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