Franco e il sogno di camminare - Video
«Sono rinato». Più forte della sfortuna

Franco Tonoli, di Gazzaniga, è paraplegico dal 2012 dopo la caduta durante un’arrampicata in Grecia: poi la scoperta dell’esoscheletro robotico indossabile

Secondo i versi conclusivi della Divina Commedia l’amore «move il mondo e l’altre stelle», come un motore inesauribile che anima storie importanti. Una grande storia d’amore e di vita è senza dubbio quella di Franco Tonoli, 57 anni, e Ileana Locatelli, che vivono a Gazzaniga, sposati dal 1989. Negli anni ci sono la gioia di una figlia, Valeria di 26 anni, l’affetto di una grande famiglia nella casa in località Masserini, lungo i tornanti verso Orezzo, la grande passione per lo sport e la montagna che unisce da sempre Franco e Ileana. Un quadro idilliaco come tanti, cui le «sliding doors» del destino aprono uno scenario tremendo il 21 settembre 2012.

«Eravamo in Grecia – racconta Franco, originario dell’alta Valle – per una sorta di viaggio di nozze, mai realizzato dopo il matrimonio. Sull’isola di Kalymnos, paradiso degli scalatori, stavamo arrampicando su una parete didattica, non particolarmente impegnativa. Un malinteso, una disattenzione ed è stato un attimo: mi sono ritrovato a cadere di schiena per circa 7-8 metri su un terrazzamento di roccia e subito ho capito che non era una botta qualsiasi, anche se il casco aveva evitato probabilmente, il peggio».

La diagnosi, dopo i laboriosi soccorsi in barella, ambulanza, traghetto e aereo sino all’ospedale di Atene, fu tremenda: frattura di dodici costole, lesione alla milza con emorragia interna ed esplosione della dodicesima vertebra lombare con fuoriuscita del midollo. Per due giorni Franco è stato in pericolo di vita, senza mai perdere conoscenza. «Abbiamo optato per il ritorno in Italia, – racconta Ileana – l’intervento all’Ospedale di Bergamo e la riabilitazione al Centro di Mozzo, ma la dura sentenza è stata e rimane: paraplegia».

A contrassegnare questo passaggio dagli orizzonti luminosi delle montagne al buio di un futuro tutto da rimodulare c’è un’altra data fondamentale, che Ileana indica su un grande pannello fotografico appeso in cucina. «Il 4 ottobre 2011 – spiega – abbiamo realizzato il nostro sogno, conquistando, insieme in solitudine, la vetta del Cervino a 4.478 metri. Lo stesso giorno, un anno dopo, Franco entrava in sala operatoria a Bergamo».

Un passaggio traumatico per entrambi, pur abituati al sacrificio e alla sofferenza nell’attività sportiva. Ileana è ancor oggi maestra di sci agli Spiazzi di Gromo e in passato ha gareggiato con la Nazionale azzurra in Coppa Europa, agli albori della valanga rosa con Claudia Giordani e di quella azzurra con Thoeni, Gros e Radici. Franco non era certo da meno, vantando, per esempio, tre Trofei Mezzalama di scialpinismo portati a termine, spedizioni in Nepal con Mario Merelli, la scalata del Bianco e dell’Ortles, raid a Capo Nord e in Islanda.

«Nei primi mesi il mondo mi è letteralmente caduto addosso – confessa Franco – e alle difficoltà quotidiane per movimento e necessità fisiologiche si è unito uno stato di prostrazione da cui faticavo a uscire. Sono arrivato al limite di tentare un gesto estremo, ma paradossalmente proprio da lì ho iniziato la risalita, decisa e convinta, supportato da mia moglie, dalla nostra grande famiglia allargata e da amici che si sono dimostrati tali in maniera incredibile».

La paralisi degli arti inferiori diventa una sfida da affrontare, e Franco la vince con una grande voglia di autonomia e di scoperta. La barba rada e le braccia possenti sono gli strumenti con cui affronta carrozzina e automobile, ma anche l’handbike (la bicicletta a braccia di Alex Zanardi), con cui percorre vittoriosamente i tornanti del Passo del Vivione, affiancato naturalmente da Ileana. Lei ci mette, tanto, del suo e apre in rete nuovi orizzonti inesplorati.

«Mai ci eravamo dedicati al computer e al mondo di Internet – spiega –, ma ho pensato che avrei potuto trovare idee, esperienze, suggerimenti e nuove frontiere di ricerca per vincere quella maledetta sfida contro l’immobilità». La ricerca è fruttuosa («ma nel terzo millennio ci vorrebbe qualcosa di più del semplice passaparola in rete»). Ilenia e Franco scoprono fra gli altri il Triride, una sorta di monociclo a motore ideato da Gianni Conte a Civitanova Marche, che agganciato a una qualsiasi carrozzina la trasforma in un triciclo motorizzato.

Il Triride diventa, metaforicamente, un ulteriore cavallo di battaglia, un grimaldello che convince ancor di più i coniugi di Gazzaniga a non fermarsi in poltrona o in carrozzina, ma a navigare con decisione. «In rete – aggiungono – c’era la storia di un ingegnere israeliano, Amit Goffer, costretto all’immobilità a seguito di un incidente stradale. Dal 1997 ha progettato e costruito ReWalk, un esoscheletro robotico indossabile che consente a determinate categorie di paralizzati, come Franco, di sostenersi in posizione eretta e comandare le gambe a muoversi con piccoli passi. Il tutto collegato a “motori” posizionati all’altezza di anche e ginocchia, comandati da un computer portato in uno zaino sulle spalle che fa muovere l’esoscheletro».

Il robot indossabile è diventato da qualche mese, grazie al noleggio in prova seguito da una clinica di Costa Masnaga (Lecco), un ulteriore componente della famiglia Tonoli, con Franco che ha preso a riscoprire la gioia di camminare, ma soprattutto ha verificato enormi benefici fisiologici, soprattutto per le funzionalità cardiovascolari, intestinali, vescicali e psicologiche. Il tasto dolente, come spesso in questi casi, è quello economico. «Queste nuove tecnologie hanno poca diffusione – spiega Franco – e l’incidenza di ricerca e produzione è altissima. Uso l’esoscheletro da diversi mesi a noleggio (oltre 1.800 euro mensili, ndr) e ora la scommessa è provare ad acquistarlo, affrontando una spesa di oltre 72.000 euro».

Super Franco Rewalk from Mauro Fiorina on Vimeo.

Un ostacolo che deve mettere in conto una nuova messa in gioco e il dover chiedere aiuto alla comunità. Lungo la pista ciclabile, Tonoli torna a camminare come un Gig d’acciaio fra la curiosità di camminatori e famiglie. Poi, grazie ad alcuni amici, sono arrivati la pagina Facebook e il sito internet dove sono disponibili fotografie e un video esplicativo. «Ci sentiamo dei pionieri – conferma Ileana senza abbandonare l’umile, delicato sorriso sul volto – e siamo convinti che, come avviene in montagna, chi traccia la strada nella neve fresca segna la via alle cordate che verranno dopo».

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