Gorno, miniere a doppio binario
Operai e turisti possono convivere

I quattro vagoncini arrugginiti sono allineati sul binario mangiato dall’erba. Pochi passi oltre, il Riso gorgoglia e nelle pozze vicino allo sbarramento di captazione dell’acqua guizzano parecchie trote.

L’aria punge e travolge in pieno viso chi si avvicina al cancello arrugginito della Riso-Parina. È l’imbocco del tunnel che porta su fino a Oltre il Colle, nel cuore della montagna che qui, più che zinco, vale oro. Benvenuti a Riso, la frazione di Gorno che prende il nome dal suo torrente e l’ha dato all’intera valle dei minatori.

E che ora si interroga sul suo futuro, legato a doppio filo alla ripresa dell’attività mineraria, dopo l’annuncio della società australiana Energia Minerals di volerla riavviare già dal 2018. Il ventaglio di prato che si apre dopo la laveria diroccata, là dove finisce la ciclabile ultimata quattro anni fa dal Comune, è un concentrato di opportunità. «Ma sindaco, qui siamo in Val Ridanna». L’obiezione non stupisce più di tantoGiampiero Calegari: «Sì lo so, le due laverie sono identiche» replica il primo cittadino di Gorno ammettendo di esserci stato «almeno quattro/cinque volte», nell’area mineraria sopra Vipiteno. Solo che gli altoatesini hanno fatto rinascere le gallerie dismesse nel 1985 insieme agli impianti di lavorazione di argento, zinco, piombo e cadmio, creando uno tra i più grandi musei minerari a cielo aperto d’Europa. Dalla superautonomia sudtirolese al panorama nostrano, quale futuro per la Valle del Riso? I presupposti per doppiare il successo di Racines e Ridanna ci sono tutti, «si tratta di trovare il modo di far convivere l’attività produttiva con quella turistico-culturale», spiega il sindaco.

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