«Causeway Coast» da leggenda
L’Ulster come non l’avete mai visto

Il blu intenso del mare incornicia la costa. La schiuma delle onde, infrangendosi sulle scogliere, disegna ricami e merletti.

Il colore scuro della roccia a strapiombo nei marosi contrasta con il verde dei prati, mentre all’orizzonte sfuma il profilo di castelli dalle torri sberciate che raccontano storie di guerre. In alto muto guardiano di uno spettacolo che si ripete uguale, e al tempo stesso diverso, da millenni «un oceano di nuvole e luce… un tappeto che corre veloce». E’ il cielo d’Irlanda, anzi dell’Ulster. L’Ulster - meglio conosciuto come Irlanda del Nord - è quell’angolo dell’isola verde che non fa parte della Repubblica dell’Eire, ma è uno dei quattro Stati che, insieme a Inghilterra, Galles e Scozia, costituiscono il Regno Unito. O ggi questo angolo sospeso tra storia e leggenda, tra fiction e realtà è a due ore e mezza da Bergamo grazie a Ryanair che dal cuore della Lombardia catapulta turisti e uomini d’affari a Belfast capitale dell’Ulster. Uno degli angoli più suggestivi di questo lembo di terra è sicuramente la Causeway Coast, la strada costiera che, come un segugio, segue il tortuoso disegno cesellato dalla natura regalando a ogni curva paesaggi mozzafiato. In un inseguirsi di promontori, spiagge di sabbia finissima, scogli e isolotti, all’orizzonte, al di là del mare d’Irlanda, si intravede la Scozia. Questo, infatti, è il punto più vicino tra le due grandi isole ed è stato la porta d’ingresso dalla quale sono passati gli anglo normanni – e non solo - alla conquista dell’Irlanda.

Se Causeway Coast è il palcoscenico, i piccoli centri che si incontrano, dai quali si dipartono strade e sentieri per escursioni nella natura incontaminata, sono le quinte. Quinte che sono diventate lo scenario di una delle più famose serie televisive di successo: «Il trono di spade». Nel silenzio della campagna o al cospetto del mare sembra di sentire il tintinnare delle lame e lo scalpiccio dei cavalli e di udire le voci degli Stark, dei Lannister e della bionda Kaleesy. Il set naturale di «Games of Thrones» è l’ennesima attrazione turistica della zona e una delle mete - a Glenarm - è l’oreficeria che ha realizzato i gioielli utilizzati nella serie. “Non possiamo riprodurli - spiegano i responsabili - perché sono protetti dal Copyright, ma abbiamo varato una linea che si ispira a quelli della fortunata serie”.

Se la mano dell’uomo realizza i gioielli la natura fa ancor meglio confezionando angoli inarrivabili. E’ il caso del Giant’s Causeway – il Selciato del Gigante - dove il paesaggio che digrada verso il mare tuffandosi tra le onde è costituito da 40 mila colonne esagonali di basalto formatesi 60 milioni di anni fa per la solidificazione della lava. Non c’è angolo delle Isole Britanniche dove non sia fiorita una leggenda o una storia fantastica e le Giant’s non fanno eccezione. Le colonne sarebbero infatti ciò che resta di un sentiero costruito da un gigante per attraversare il mare e raggiungere la Scozia dove viveva un altro gigante e sfidarlo. Storia e leggenda di un paesaggio inimitabile sono raccontate nel vicino museo multimediale - accessibile anche ai più piccoli- attraverso filmati descrizioni e riproduzioni di un paesaggio ineguagliabile.

Un viaggio nell’isola verde non può prescindere da una tappa in una distilleria di Whisky anzi di Whiskey. E sì perché quello irlandese non solo si scrive con la “e”, ma è prodotto anche in modo diverso rispetto a quanto accade nella dirimpettaia Scozia dove il whisky ha un gusto affumicato ottenuto grazie al metodo di essiccamento dell’orzo maltato. E per un assaggio sosta obbligata è la Bushmills Distillery (www.bushmills.com), nell’omonima cittadina, la più antica d’Irlanda avendo cominciato a distillare nel lontano 1608. Pochi chilometri più a sud, giunti a Glenariff voltate le spalle alla costa, in pochi minuti si arriva al Glenariff Forest Park. Lasciata l’auto in un confortevole parcheggio bastano pochi passi e si è nel cuore di una foresta che nulla ha da invidiare alla mitica di Sherwood. Gli alberi svettano alti verso il cielo, la luce penetra a fatica e i raggi che filtrano sembrano tanti riflettori puntati sui sentieri. All’improvviso si apre una radura incorniciata dalle cascate: le Glenariff Waterfalls.

Chi invece preferisce un brivido supplementare può cimentarsi, a una decina di chilometri da Ballycastle, a percorrere il Rope Bridge il ponte di corda lungo venti metri che, correndo a 30 metri su uno strapiombo di scogli e onde, collega l’isolotto di Carrick-A-Rede alla terra ferma. Sempre a Ballycastle c’è il Memorial Marconi in ricordo degli esperimenti di trasmissione fatti nel 1898 da Guglielmo Marconi. Altri ricordi italiani, più recenti però, si incontrano lungo la stessa Causeway Coast. Risalgono al 2014 quando il Giro percorse proprio questa strada e per l’occasione statue, ponti e finanche mucche e pecore (anche vive) furono dipinti di rosa. Oggi qualche traccia rosa di quel passaggio è rimasta ancora.

Degna conclusione di un viaggio lungo la Causeway Coast è Belfast. La capitale dell’Irlanda del Nord si presenta città viva ricca di occasioni culturali e di divertimento. Belfast, che ha cancellato tutte le grandi cicatrici lasciate dai bombardamenti tedeschi subiti nella Seconda Guerra Mondiale, ha nel Titanic un simbolo. La sua recente storia è legata al transatlantico tant’è che nei giardini del Municipio tra gli altri c’è il monumento con i nomi di tutte le vittime. La celebre sfortunata nave venne infatti costruita a Belfast città che ospitava i cantieri più importanti del Regno ma, incredibilmente, l’affondamento del Titanic segnò l’inizio del declino di Belfast. Un declino lento passato attraverso due guerre mondiali e soprattutto la grande crisi economica del secondo dopoguerra senza dimenticare il conflitto che per decenni, fino al 1998, ha opposto nell’Ulster cattolici e protestanti. Il film di Cameron “riportando” virtualmente il Titanic dagli abissi ha messo Belfast al centro della curiosità tant’è che dove un tempo sorgevano i cantieri navali è stato realizzato un grande museo dedicato al transatlantico. Il museo è un autentico capolavoro costruito sui ricordi e sulla storia, ma soprattutto sulle emozioni che si provano attraversando il cantiere virtuale. Si viene “bombardati” dal rumore dei martelli degli operai che ribattevano le migliaia di rivetti delle fiancate, si viene “assaliti” dalle vampate di calore delle fornaci di fusione. Un viaggio che porta nel ventre della grande nave: giù giù fino alla sala macchine da dove inizia la risalita. Con un ascensore virtuale in risalita si attraversano i vari ponti fino a quello di comando. Ultima tappa la “discesa nella profondità dell’Oceano” per vedere la gigantesca nave nell’ultima dimora. Il Titanic, con la sua tragica storia, apre chiude la parentesi della decadenza di Belfast. Oggi il Titanic Memorial con il carico di emozioni, i due musei galleggianti – il Nomadic il tender che a Chebourg portò i passeggeri sullo sfortunato transatlantico e l’incrociatore Hms Caroline, ultima delle navi che cento anni fa parteciparono alla battaglia dello Jutland – sono il segno della rinascita piena della città. Una città dove la “bonifica” dall’inquinamento ha riportato i salmoni nel fiume Lagan: evento celebrato con un monumento.

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