Mirella la tartaruga torna in mare
Grande festa in Liguria - Video

Un bellissimo esemplare di Caretta caretta è tornata alla libertà: era stata trovata con un amo in bocca.

Mirella, l’esemplare di tartaruga marina della specie Caretta caretta trovata con un amo conficcato in bocca e curata dallo scorso 29 maggio all’Acquario di Genova, è tornata in mare. Il rilascio è avvenuto sabato 15 luglio al largo del monte di Portofino nell’Area Marina Protetta alla presenza dello staff dell’ Acquario di Genova, del personale della Capitaneria di Porto, guidato dal comandante Pettorino e di circa 120 persone che da un battello hanno potuto vivere in diretta l’emozione di veder tornare al mare Mirella. Grazie alla partecipazione del pubblico, il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto alla Fondazione Acquario di Genova Onlus per i progetti di salvaguardia e conservazione di tartarughe e testuggini, tra cui il progetto della tartaruga palustre endemica della Liguria Emys orbicularis ingauna e l’attività di pronto soccorso Caretta caretta.

Prima della partenza, molta gente e tra loro tanti bambini incuriositi hanno avuto la possibilità di vedere da vicino l’esemplare e conoscerne la storia. Una volta imbarcati i passeggeri, il battello ha raggiunto il mare aperto dove è avvenuto il rilascio. Ad accompagnare il pubblico per spiegare la biologia di questi animali e quali sono i pericoli che li minacciano, a bordo del battello c’era lo staff dell’Acquario di Genova. Mirella è stata ritrovata da un diportista nelle acque antistanti San Fruttuoso di Camogli nel tardo pomeriggio del 29 maggio scorso con un amo da palamito conficcato in bocca. Recuperata dalla Capitaneria di Porto, la tartaruga è stata trasferita in serata all’Acquario di Genova.

Qui, lo staff medico veterinario ha rimosso chirurgicamente l’amo e ha svolto tutti i controlli di routine: esami del sangue, tamponi e radiografie per verificare l’eventuale presenza di altri corpi metallici all’interno. Dai risultati sono emersi alcuni valori del sangue non in linea che hanno comportato la somministrazione di una terapia antibiotica. Lunga 52 centimetri, larga 48, 21 kg di peso, Mirella poteva nuotare in una vasca curatoriale non visibile dove ha ricevuto quotidianamente le cure dello staff dell’Acquario fino a sabato, il giorno del rilascio.

Prima di tornare in mare, Mirella, come tutti gli esemplari di Caretta caretta, è stata marcata - applicando alla pinna natatoria sinistra una targhetta in dotazione all’Acquario di Genova nell’ambito del Coordinamento Nazionale Tartarughe Marine del Centro Studi Cetacei – e le è stato messo un microchip. Il sistema di marcatura permette, qualora l’animale venga riavvistato, di acquisire dati preziosi sulla biologia e sul comportamento di questa specie (tasso di crescita, direttrici migratorie nel Mediterraneo e transoceaniche, ecc.). Dal 2009, l’Acquario di Genova è referente istituzionale per la Regione Liguria per l’ospedalizzazione delle Caretta caretta (accordo Stato-Regioni) e nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale per questa attività dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Mirella è uno tra gli esemplari di tartaruga marina che durante la stagione estiva sono rinvenuti in difficoltà e trasportati all’Acquario. Non tutte, purtroppo, sono storie a lieti fine. Diverse sono le cause del ricovero, tra le principali: interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti (possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali); ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili; impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo (più di rado altrove), a volte letali; patologie varie e traumi, sopracitati, che provocano lo spiaggiamento dell’animale (la tartaruga marina si spinge sul litorale esclusivamente per deporre le uova, ma non sono mai stati segnalati casi di riproduzione sulle spiagge della Liguria); sversamenti o presenza di petrolio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA