Omicidio efferato e premeditato. Il giallo di Seriate potrebbe presto avere presto una soluzione. L'assassino avrebbe le ore contate. L'evoluzione delle indagini infatti è un'escalation di sorprese. Non c'era infatti solo l'arma del delitto dentro al sacchetto di plastica abbandonato nella siepe di via Presanella. Insieme al coltello c'erano anche dei guanti in lattice, sporchi di sangue. Quei guanti contengono quasi certamente tracce biologiche dell'assassino. All'interno dei guanti ma anche fuori, i Ris cercano il Dna di chi li ha indossati. Cercano la firma dell'assassino. Il sangue sul coltello è certamente sangue umano, è quasi certamente quello di Gianna ed è lo stesso che c'è anche sui guanti. Il quadro è completo. Ora spetta ai Ris dare l'accelerata finale e chiudere il cerchio. Nel sacchetto anche dei resti di cibo, che secondo gli inquirenti sono compatibili con gli avanzi della cena fatta dalla famiglia Tizzani la sera del delitto. Ma i resti non scaldano gli inquirenti, quelli non sono una prova certa della provenienza, sarebbero avanzi comuni a molte cene, a molte case, anche se uguali a quelli ritrovati. Chi la notte del 26 agosto ha ammazzato Gianna del Gaudio ha commesso certamente almeno un errore. Mettere nello stesso sacchetto l'arma del delitto e i guanti utilizzati. Secondo chi indaga ancher il sacchetto non sarebbe anonimo. sarebbe infatti collegabile ad alcuni oggetti trovati nell'abitazione e acquistati in un particolare negozio diverso da un supermercato. Ora gli elementi cruciali sono davvero molti. All'arma del delitto, il cutter ritrovato nella siete, si aggiungono i guanti in lattice in cui il coltello era avvolto, dentro ad un sacchetto definito non comune.
Omicidio efferato e premeditato. Il giallo di Seriate potrebbe presto avere presto una soluzione. L'assassino avrebbe le ore contate. L'evoluzione delle indagini infatti è un'escalation di sorprese. Non c'era infatti solo l'arma del delitto dentro al sacchetto di plastica abbandonato nella siepe di via Presanella. Insieme al coltello c'erano anche dei guanti in lattice, sporchi di sangue. Quei guanti contengono quasi certamente tracce biologiche dell'assassino. All'interno dei guanti ma anche fuori, i Ris cercano il Dna di chi li ha indossati. Cercano la firma dell'assassino. Il sangue sul coltello è certamente sangue umano, è quasi certamente quello di Gianna ed è lo stesso che c'è anche sui guanti. Il quadro è completo. Ora spetta ai Ris dare l'accelerata finale e chiudere il cerchio. Nel sacchetto anche dei resti di cibo, che secondo gli inquirenti sono compatibili con gli avanzi della cena fatta dalla famiglia Tizzani la sera del delitto. Ma i resti non scaldano gli inquirenti, quelli non sono una prova certa della provenienza, sarebbero avanzi comuni a molte cene, a molte case, anche se uguali a quelli ritrovati. Chi la notte del 26 agosto ha ammazzato Gianna del Gaudio ha commesso certamente almeno un errore. Mettere nello stesso sacchetto l'arma del delitto e i guanti utilizzati. Secondo chi indaga ancher il sacchetto non sarebbe anonimo. sarebbe infatti collegabile ad alcuni oggetti trovati nell'abitazione e acquistati in un particolare negozio diverso da un supermercato. Ora gli elementi cruciali sono davvero molti. All'arma del delitto, il cutter ritrovato nella siete, si aggiungono i guanti in lattice in cui il coltello era avvolto, dentro ad un sacchetto definito non comune.