Pinilla-gol e le fasce
Strada per la salvezza

Scemate le emozioni per la rovesciata di Pinilla, che si candida a essere il gol simbolo del campionato atalantino, resta la realtà di 2-1 rifilato al Cagliari nel recupero che ha lanciato la squadra nerazzurra nell’orbita salvezza.

La rete al 94’ dell’attaccante cileno ha evitato che il team allenato da Colantuono rimanesse impantanato nelle sabbie mobili della retrocessione. Pareggiando l’Atalanta avrebbe vanificato un fondamentale scontro diretto casalingo alla vigilia del poker da brivido Fiorentina-Inter-Juventus-Sampdoria e sarebbe cresciuto il rischio di piombare ancor più giù. Così l’orizzonte si è rasserenato e il +3 sull’Empoli, il +4 sul Cagliari e il +5 sul Chievo terzultimo consentono a Colantuono di lavorare con minor pressione, nella consapevolezza - peraltro - che non si può mollare di un millimetro perché un paio di stop di fila potrebbero far risuonare l’allarme rosso.

È un campionato che si sta decidendo nei minuti finali e curiosamente sempre nei match casalinghi contro le dirette rivali nella lotta per non retrocedere. L’Atalanta, che ha giustiziato il Parma al 90’ con Boakye ed è stata beffata dal Chievo (pareggio allo scadere), ha dato la seconda zampata in extremis. Fortuna, sfortuna, determinazione nel non mollare mai. Sono discorsi stucchevoli. Si sa, il calcio è così, basta un nulla per cambiare un campionato, scrivere una storia esaltante o sprofondare in un incubo.

E non solo nel calcio. Consentiteci una divagazione. Nella notte italiana di domenica si è disputato in Arizona il Superbowl, ovvero la finale del football americano tra i Seattle Seahawks, campioni in carica, e i New England Patriots, il massimo evento sportivo a stelle e strisce. Ebbene, Seattle era arrivato a una yarde (0.91 metri...) dalla vittoria a meno di trenta secondi dalla fine, eppure il team dell’head coach Carroll si è autodistrutto con uno schema rischiosissimo e insensato: invece di tentare di sfondare con il suo trascinatore, il running back Lynch, soprannominato «la Bestia» per la sua irruenza e fisicità, Seattle ha optato per un lancio, Butler ha intercettato Wilson e New England del quarterback Brady (quattro Superbowl, come il mito Joe Montana) ha trionfato. Non si possono fare paragoni con il calcio, ma - per dare più o meno un’idea - è come se Colantuono, nella partita più importante della sua vita, decidesse all’ultimo minuto di non far tirare un rigore a Denis preferendo una punizione nemmeno calciata da uno specialista. Nel caso del Superbowl si deve dunque parlare più di incredibile blackout strategico che di sfortuna.

Parentesi esaurita, rieccoci all’Atalanta. Il bilancio dopo il gol al 94’ è che la squadra nerazzurra ha una temibile bocca di fuoco in più, Pinilla, e che Cigarini è ancora in grado di essere decisivo (suo l’assist per il cileno). Il bilancio al 93’ era che Pinilla stava giocando da 6 e Cigarini in modo decisamente insufficiente. Quel che possiamo dire è che, al di là del risultato, ci sono state note positive sulle fasce esterne. Moralez e Zappacosta hanno confermato di essere un punto di forza, Gomez quando è entrato ha dimostrato di essere in crescita e l’esordio di Emanuelson è stato promettente. La carenza sulle corsie laterali - molto diventata preoccupante con i ko di Estigarribia e Raimondi - dovrebbe essere stata eliminata, Denis e Pinilla sono destinati ad aver più palloni giocabili dalle fasce.

I dati negativi sono diversi, la manovra stenta comunque a ingranare, è stato consentito al Cagliari di rientrare in partita a causa di una grossolana distrazione difensiva e la squadra nerazzurra è sempre molto altalenante nel rendimento e nella tenuta mentale. Del resto, se pensiamo che l’Atalanta ha sofferto le pene dell’inferno in casa per piegare Parma, Cesena e Cagliari ed è stato frenata dal Chievo, è lampante come i nerazzurri abbiano limiti non indifferenti e forse se li trascineranno fino alla fine.

Intanto, il calciomercato di riparazione si è esaurito. L’Atalanta con Pinilla ed Emanuelson si è rinforzata con intelligenza e ha resistito alla tentazione di cedere il gioiello Baselli. Per la dirigenza atalantina un voto sicuramente positivo. Le dirette concorrenti non hanno rivoluzionato il loro organico, un motivo in più per essere moderatamente ottimisti per il futuro.

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