Casoncelli e polenta?
Anche a Pechino

Marino D’Antonio è capo chef al ristorante Opera Bombana di Pechino, in Cina, aperto nel 2013 e oggi uno dei ristoranti più rinomati del Paese. Nato a Cisano Bergamasco, dove ha trascorso la sua infanzia, è cresciuto in una famiglia di ristoratori. Basti pensare che fin da giovanissimo andava a lavorare al ristorante della zia.

Ha studiato all’Istituto professionale Alberghiero di San Pellegrino, dove si è diplomato nel 1990, e da quel momento la sua brillante carriera ha avuto inizio, lavorando accanto a chef italiani stellati in tutta Europa. La sua prima esperienza lavorativa all’estero è stata a Londra nel 1991, meta scelta anche per migliorare il suo inglese, fondamentale per chi desidera lavorare nel mondo della ristorazione di alto livello. Dopo un anno è rientrato in Italia per il servizio di leva, «ma è stato nel 2002 – racconta lo chef Marino – in un momento particolarmente difficile per me, che ho deciso di partire per poter riordinare le idee e ricominciare da capo». Pur con la sua esperienza e le sue capacità alle spalle, ammette che non è stato semplice allontanarsi dalle abitudini familiari e dalla routine che aveva avviato, ma la sua determinazione e la sua forza di volontà gli hanno dato la carica giusta per voltare pagina e andare avanti. Dopo aver lavorato in Francia, in Russia e in Italia, la sua avventura ha subito un ulteriore balzo in avanti quando gli è stato chiesto dalla compagnia di navigazione di lusso Silversea di creare il primo ristorante italiano a bordo della loro nave da crociera più lussuosa.

Marino ha in seguito deciso di trasferirsi in Asia, in particolare in Cina, dove è approdato nel 2006. A Pechino lo chef ha aperto due rinomati ristoranti, il «Sophia’s – Per i vostri momenti italiani» e il famoso «Sureño», continuando a coltivare collaborazioni prestigiose e a ricevere ambiti premi, che culminarono nell’incontro con Umberto Bombana, chef stellato nativo della Valle Seriana, che aveva già alle spalle un ristorante da tre stelle Michelin, «8 ½ Otto e mezzo Bombana» a Hong Kong. Dopo sei mesi di confronto creativo, è nato il menu di Opera Bombana, un tripudio di piatti regionali italiani, rivisitazioni di grandi classici e cavalli di battaglia degli chef.

Marino afferma che la sua «idea di cucina è basata sulla diversità della cucina regionale italiana», ed essendo all’estero è per lui fondamentale rispettare la nostra tradizione culinaria. «I piatti del ristorante Opera – ci tiene a sottolineare Marino – sono preparati con i migliori ingredienti provenienti da tutto il mondo». Infatti, anche se, secondo le sue parole, «lo spirito di adattamento è una delle cose di cui ci si deve armare prima di partire per un Paese diverso dal nostro», sulla qualità in cucina lo chef non transige.

Chef Marino spiega che le differenze tra vivere in Italia e all’estero sono molte, e in particolare sul lavoro, specialmente in Asia, è molto importante riuscire a comprendere le differenze culturali e linguistiche. Anche lui, infatti, nel 2006 quando è giunto a Pechino, ha sentito un forte «shock culturale», ma in seguito «le piccole scoperte che facevo ogni giorno mi aiutavano a comprendere sempre di più la grande cultura millenaria che è quella cinese». Un’attenzione per i dettagli, una ricerca della bellezza e dell’anima di un popolo che contraddistinguono quindi la predisposizione dello chef, non solo sul lavoro. Infatti, alla domanda su che cosa gli manchi dell’Italia in generale e di Bergamo in particolare, la sua risposta evoca immagini poetiche: «La famiglia, le nostre meravigliose Valli, il fiume Adda, sentire parlare in italiano, Città Alta in una calda sera d’estate». E ovviamente, aggiunge «la polenta, i casoncelli e il salame nostrano».

Ciò che invece funziona meglio a Pechino, secondo Marino, sono i treni veloci e i mezzi pubblici, e diversi servizi per i cittadini che secondo la sua testimonianza sono veramente molto più evoluti rispetto all’Italia.

L’anno in corso è un anno particolare per tutti coloro che si dedicano alla ristorazione e alla cucina italiana in tutto il mondo, in quanto il 2018 è stato dichiarato dal ministero dei Beni Culturali «Anno del cibo italiano». Anche per lo chef Marino D’Antonio sarà un anno ricco di attività, dal momento che pure a Pechino, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e il Centro culturale italiano, si stanno preparando diversi eventi per celebrare la cucina italiana, che in Cina è la più conosciuta e apprezzata dopo quella locale. «Infatti – spiega Marino – la pasta, la pizza, ma ormai anche piatti più elaborati e meno conosciuti sono una piacevole alternativa per i cinesi, che sempre di più vogliono scoprire la vera cucina Italiana».

È per rispondere a questa richiesta, e con lo spirito che lo contraddistingue, che a metà di quest’anno lo chef pubblicherà una nuova edizione più completa del libro «Vieni a scoprire la cucina italiana», scritto nel 2016 a quattro mani con la moglie cinese, che l’ha aiutato con la traduzione. Si tratta di un libro di cucina piuttosto basilare dedicato a tutti i cinesi che vogliono approfondire le loro conoscenze sulla nostra cucina, un viaggio nelle varie province d’Italia con le ricette locali più rappresentative. «Naturalmente per Bergamo ci sono i casoncelli e la polenta», sottolinea lo chef.

Con tutte queste esperienze, iniziative e progetti è naturale che Marino D’Antonio si dica molto felice a Pechino, tiene a precisare «che il suo successo e la concretizzazione di una carriera importante è grazie soprattutto al supporto dello chef Umberto Bombana», mentre, per quanto riguarda il futuro, risponde con un filosofico: «Si vedrà».

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