Da Ardesio a Londra
«Curo i budget
dei grandi film»

A 33 anni da Ardesio alla City. Ora è nei titoli di coda di «Bohemian Rhapsody». «Mai accontentarsi, desideravo qualcosa di più per me».
Dalla calma di Ardesio, paesello incastonato ai piedi delle Prealpi orobiche, alla cosmopolita capitale britannica. Dal 2009, Cristina Zanoletti, 33 anni, vive a Londra. Da un posto di ragioniera in uno studio di commercialisti ora cura i budget delle grandi produzioni cinematografiche. L’ultima? «Bohemian Rhapsody», il film sui Queen premiato agli Oscar.

Una volta finiti gli studi di Ragioneria, ho iniziato a lavorare e, dopo un paio di lavori saltuari – racconta Cristina, ripercorrendo i passi che l’hanno portata a lasciare l’Italia –, sono stata impiegata per quattro anni come ragioniera in uno studio commercialistico. Non appartengo a quella categoria di italiani che hanno lasciato il Bel Paese per via della crisi e la mancanza di un lavoro. Il mio era un contratto fisso e stabile, un posto di lavoro che molti avrebbero invidiato, ma io non ero soddisfatta, volevo di più.

Era un posto di lavoro dove che tu ci stia un anno o dieci, le cose non cambiano, non c’è una crescita professionale, non ci sono gratificazioni o riconoscimenti. È una mentalità molto italiana il fatto che tu ogni giorno debba ringraziare il tuo datore di lavoro perchè ti fa lavorare invece che viceversa. Ho ritrovato la stessa mentalità anni dopo lavorando per una banca italiana nonostante fosse in quel di Londra. Sono sempre stata molto indipendente, ho sempre avuto il desiderio non solo di viaggiare ma di vivere e lavorare all’estero, immergermi completamente in un’altra cultura, volevo andare a vedere cosa c’era fuori dalla piccola realtà a cui ero abituata».

«A 23 anni ho deciso di partire – racconta –. Non è stata una decisione semplice lasciare tutti e tutto, avevo l’impressione di abbandonare le persone a cui tenevo. Anche finanziariamente avrei dovuto cavarmela solo con le mie forze e con i miei risparmi, ma la voglia di partire e dimostrare a me stessa di potercela fare era troppa».

«Peccato che all’inizio, quando sono arrivata come ragazza alla pari, vivessi a un’ora da Londra... e diciamo che Londra e il “non Londra” sono due cose abbastanza diverse. I primi otto mesi non sono stati facili, questa differenza di cultura che tanto volevo vedere è stata un po’ uno choc e, nonostante il mio livello di inglese scritto e parlato fosse abbastanza buono, era comunque a livello scolastico e il fatto che non riuscissi a capirli quando mi parlavano limitava la conversazione. Inoltre, ero vista dalle persone o come interessante perchè italiana più che come persona o tenuta a distanza perchè diversa. Diciamo che se qualcuno dei miei amici o della mia famiglia in quegli 8 mesi mi avesse detto “Ma cosa stai facendo? Torna a casa”, sarei tornata. Invece tutti mi hanno sostenuto, dalle mie amiche a mia sorella dicendomi che stavo vivendo un’avventura e che ce l’avrei fatta e di questo ne sono grata perchè avevano ragione, ce l’ho fatta».

«Mi sono poi trasferita a Londra e le cose sono migliorate – ricorda –: ho incontrato altra gente nella mia stessa situazione, altri immigrati come me con la voglia di integrarsi anziché di creare il gruppo di stranieri all’estero. Il miglior controllo della lingua ha fatto sì che riuscissi a capire le varie sfumature della cultura inglese, mi approcciavo alle giornate pensando “cosa imparerò oggi?” e lo faccio tutt’ora perchè ogni giorno imparo cose nuove e mi piace».

«Ed eccomi qui, 10 anni dopo, ufficialmente cittadina italo-inglese – commenta soddisfatta la 33enne – consapevole che la scelta che ho fatto per me stessa è stata la migliore, adoro la città, mi piace il fatto che ci sia sempre qualcosa da fare o vedere. Londra è stressante ma allo stesso tempo ti dà un sacco di energie, ho amici da tutto il mondo che hanno arricchito il mio modo di pensare, di mangiare, di vivere. Sono molto soddisfatta anche professionalmente, considero Londra la terra delle opportunità che ancora premia il duro lavoro e l’impegno e cerco di cogliere tutte le opportunità che mi presenta. Così, dopo aver fatto gavetta in vari bar e pub sempre per migliorare l’inglese, ho lavorato per 4 anni alla sede londinese di Intesa SanPaolo investimenti e poi ho deciso di rimettermi di nuovo in gioco».

«Ho lasciato di nuovo il posto fisso per tuffarmi in una nuova avventura. Ho scoperto per caso uno stage pagato di 10 mesi dove cercavano candidati con precedente esperienza contabile e finanziaria con lo scopo di introdurli lavorativamente nell’industria del cinema e della televisione. Ho fatto domanda, sono stata presa e cosi 4 anni fa ho iniziato questa nuova carriera da freelance che mi ha già permesso di lavorare su fantastici progetti tra cui Wonder Woman 2, Bridget Jones’s baby, e Bohemian Rhapsody. Sono molto orgogliosa di quest’ultimo soprattutto perché, a differenza di altri progetti su cui ho lavorato, ha avuto molto successo anche in Italia quindi tutta la mia famiglia è andata a vederlo».

«Il lavoro è duro e le ore sono tante, 12-13 ore tutti i giorni, ma vuoi mettere vedere il tuo nome alla fine di un film tra i crediti? Non ha prezzo! In più in ogni progetto lavoro con persone diverse e ricopro ruoli diversi all’interno dell’Accounts Department, le possibilità di crescita ci sono se ci si impegna (praticamente lavoriamo dietro le quinte a stretto contatto con il resto della troupe e ci occupiamo di tutta la parte finanziaria che sta dietro un film, dalle paghe a pagare i fornitori fino alla creazione del budget e la dichiarazione finale dei costi). La cosa bella è che non solo mi permette di unire la mia passione per il cinema con un lavoro che so fare, ma mi permette anche di prendere lunghi periodi di pausa tra i vari progetti, così da poter viaggiare, tornare in Italia o in Francia dove il mio fidanzato vive al momento».

«Non penso di tornare in Italia: certo mi mancano i miei amici e i miei affetti ma quando torno ad Ardesio li incontro sempre tutti e poi mia sorella da circa 5 anni vive a Londra anche lei, quindi riesco a parlare in bergamasco anche in terra straniera».

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