L’anima fuori

Cartesio, all’incirca quattrocento anni fa, aveva risolto il problema dicendosi che convinto che, nell’uomo, l’anima non poteva avere altra sede della ghiandola pineale. Ma siccome l’uomo è l’uomo e, ovunque sia collocata l’anima, deve sempre mettere tutto in discussione, ecco che l’ipotesi di Cartesio è stata prima discussa e poi scartata. Oggi, sulla collocazione dell’anima - che qui va intesa come «mente» o «coscienza» - c’è una nuova teoria: essa è dappertutto. Non parliamo di una sorta di anima «generale», ovvero di «coscienza collettiva»: il riferimento è proprio all’anima di ognuno di noi, alla sede del pensiero, dell’immaginazione, della sensibilità.

Passata di moda l’ipotesi di Cartesio, la «mente» era stata sistemata, per consenso generale, nel cervello. Sembra una scelta ovvia: quando io penso, “sento” di farlo con la testa e non con i piedi (anche se molti di voi potrebbero sostenere il contrario). Oggi c’è chi dubita di questa collocazione: il pensiero sarebbe un’entità diffusa a varie zone del corpo.

L’esempio più chiaro portato a sostegno di questa teoria tira il ballo lo scrivere. Questa azione equivarrebbe a «pensare al di fuori di se stessi»: il pensiero, nato nella testa, si trasferisce sulla carta o sullo schermo del computer non meccanicamente, come per una sorta di «copia e incolla» cerebrale, ma attraverso un processo dinamico che lo modifica in modo essenziale. Chi molto scrive capirà questa distinzione: è lo scrivere stesso - il gesto e i tempi in cui il gesto è compiuto - a formare lo scritto, o comunque a condizionarlo.

Ecco dunque che il pensiero diventa esterno, diffuso. Lo stesso accade per altri gesti - nello sport, nella danza, nel lavoro - nei quali la mente pensa in coppia con il corpo: esclusa la mente non c’è pensiero, d’accordo, ma fermando il corpo il pensiero stesso cambia. Un concetto affascinante: ci muoviamo in una nube dinamica che rappresenta la mente, la coscienza e, in ultima analisi, la nostra anima. Sapendolo, forse ci riuscirà più facile di condividerne il contenuto con gli altri.

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