I funerali di mons. Paravisi «È stato un padre buono»

«È stato un padre buono, capace di amare molto. E per questo si è sentito molto amato»: è un passaggio dell’omelia dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ai funerali del vescovo di Crema, monsignor Angelo Paravisi, morto giovedì scorso, all’età di 74 anni. Le esequie sono state concelebrate oggi nel Duomo di Crema, che era già gremito, come la piazza antistante, prima dell’inizio della funzione. A fianco dell’arcivescovo di Milano, c’erano il vescovo di Bergamo Roberto Amadei e il vescovo emerito di Crema Libero Tresoldi. Ma alla cerimonia dell’addio a monsignor Paravisi hanno partecipato ben 30 vescovi e oltre 150 preti, di cui 40 della diocesi di Bergamo.

Il corteo ha attraversato il cortile del vescovato ed è entrato in Duomo, dove campeggiavano anche il gonfalone di Bergamo e lo stendardo della Regione Lombardia. «Era, quella del vescovo Angelo - ha ricordato l’arcivescovo Tettamanzi - una carità pastorale che lo portava a mettersi al livello di tutti, mirando alla vita concreta della gente, con una comunicativa che conquistava subito i fedeli. A voi tutti aveva chiesto, fin dal giorno del suo ingresso a Crema, il 6 ottobre 1996: "Apritemi anche voi tutti il vostro cuore!". E noi tutti sappiamo bene che anche nella malattia quel cuore non ha cessato di voler bene: un cuore che ritrovava ogni volta forza nuova e inesauribile, quando si trattava di stare con la gente, soprattutto tra i giovani e i ragazzi».

I giovani, infatti, erano «la sua passione. Per loro era il papà ed essi, per lui, le sue sentinelle del mattino». «Come Mosé - ha detto ancora l’arcivescovo di Milano - il vescovo Angelo fu un grande credente. Una fede solida, la sua, alimentata al roveto ardente di una famiglia umile e profondamente cristiana e alla vivace vita religiosa delle parrocchie nella sua terra bergamasca. Come Mosé fu un pastore generoso ed esemplare: il suo servizio di sacerdote e di vescovo é passato per tutte le esperienze del ministero, con il lavoro instancabile di una pastorale aggiornata e coraggiosa, pronto in ogni occasione ad amare, incoraggiare, impegnare tutti, sempre attento a mettere da parte ciò che divide - era la lezione del suo grande maestro spirituale, papa Giovanni XXIII - e a valorizzare ciò che unisce».

La cerimonia funebre è stata molto sentita e si è svolta in un Duomo traboccante di gente, dentro la chiesa e fuori sul sagrato. Molta di questa gente è venuta anche da Bergamo e dalla provincia orobica. Da Colognola, il rione cittadino che ha dato i natali a don Angelo, da Alzano Lombardo e, in particolare, da Seriate dove, oltre al sindaco Silvana Santisi Saita, ben tre pullmann di suoi ex parrocchiani hanno raggiunto Crema per dare l’ultimo saluto all’ex parroco rimasto nei loro cuori. A rappresentare la città di Bergamo c’erano il vice sindaco Sanga e il presidente del consiglio comunale Brembilla; per l’amministrazione provinciale era presente il vice presidente Bonaventura.

Due lunghi applausi hanno interrotto la cerimonia. Il secondo si è alzato al termine del ricordo che ha tracciato di monsignor Paravisi il nipote Gianandrea, missionario, che ha voluto ringraziare a nome della famiglia tutte quelle persone umili e sconosciute che durante la malattia sono state vicineo allo zio.

Dopo il funerale, la salma di monsignor Angelo Paravisi è stata tumulata, in forma privata, sotto il pavimento del Duomo di Crema davanti all’altare. Una sepoltura provvisoria, in attesa di trasferire la bara nella cripta della chiesa, non appena verranno ultimati i lavori di restauro.

(04/09/2004)

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