«Le accuse a Ruggeri costruite in laboratorio»

«L’ipotesi di accusa contro Gian Mario Ruggeri è frutto di un percorso investigativo costruito in laboratorio con l’alambicco della Guardia di Finanza». E’ quanto sostengono i suoi avvocati, Ennio Amodio e Gabriele Casartelli. «Poco importa - proseguono i legali - se nelle intercettazioni non c’e nulla che accrediti la partecipazione dell’imprenditore bergamasco alla organizzazione che avrebbe pianificato le frodi fiscali. Le Fiamme gialle ragionano per schemi e presunzioni e concludono che egli doveva sapere tutto, anche se c’è la prova del contrario nella sua ineccepibile condotta commerciale e fiscale». «A smentire questo assunto - proseguono i legali - sono pero i numerosi episodi, registrati dal Pubblico Ministero di Vicenza, che mettono in luce la piena autonomia di Gian Mario Ruggeri rispetto alla rete dei fornitori austro-veneti. E’ stato infatti accertato che in più occasioni egli ha rifiutato la merce, richiesto analisi di qualità, protestato per i prezzi troppo alti, opposto le peculiari esigenze della sua società alle pressioni esercitate dai fornitori. E’ questo il modo di agire di un imprenditore che sa di intrattenere rapporti con i suoi complici?». «Il Gip di Vicenza - concludono i legali di Gian Mario Ruggeri - ha già ridimensionato l’addebito prospettato dal pubblico ministero, escludendo che l’amministratore della R Polimeri abbia mai investito il ruolo di promotore di iniziative fraudolente. Spetta ora alla stessa Autorità giudiziaria vicentina superare le forzature generalizzanti degli investigatori e prendere atto che non ci sono responsabilità in capo a Gian Mano Ruggeri». (04/08/2008)

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