L’ex caserma Scotti, un abbandono lungo 14 anni

Dodici piattini da caffè perfettamente impilati su questa vecchia cucina Zanussi. Come se la colazione dovesse essere servita da un momento all’altro. Come se l’alzabandiera fosse appena stato suonato e dalle stanze i soldati dovessero scendere da un momento all’altro. Peccato che nelle stanze non ci sia più nessuno da almeno quattordici anni e attorno a questi dodici piattini impilati sulla vecchia Zanussi ci sia il vuoto assoluto. Niente tavoli, niente sedie, niente letti, niente di niente. E, questa volta, fa ancora più rabbia, perché qui alla caserma Scotti di via Suardi non ci sono montagne di rifiuti, mobili sfasciati, cassettiere, macchine per scrivere, in altre parole quella discarica a cielo aperto che nella dirimpettaia Li Gobbi si offre senza troppi pudori allo sguardo di quanti abitano nei palazzi adiacenti.

E non ci sono nemmeno i documenti fiscali dell’Agenzia delle entrate ad appesantire vecchie scaffalature impolverate. Solo qualche testimonianza qua e là evoca i trascorsi militari di questo edificio stretto tra la roggia Serio e via Suardi e nascosto da mura alte quasi tre metri. Come la foto sbiadita di un giovane capitano, medaglia al valor militare per chissà quale eroica impresa durante la Seconda guerra mondiale, adagiata sul pavimento di una stanza al primo piano, o come il cartello che raccomanda firme «chiare e leggibili» sulle quietanze di pagamento degli stipendi ancora appeso a uno sportello dove mancano solo i soldati in coda per ritornare alla vivacità di un tempo.

Tracce di vita ormai lontane nel vuoto di questa bella caserma che sembra uscita da un vecchio film di guerra. Sì, bella. L’aggettivo in questo caso è decisamente giustificato. Almeno per un paio di motivi. Primo perché l’edificio è all’origine una cinquecentesca villa padronale, la Zogna, che appartenne prima ai Casotti de’ Mazzoleni, quindi agli Albani e infine ai Suardi. E se la trasformazione in caserma, e prima ancora in ospedale militare, ha inevitabilmente snaturato gli interni con rimaneggiamenti che su certe architetture non si vorrebbero mai vedere, all’esterno l’impianto è ancora quello tradizionale: l’ampio cortile ombreggiato da una bella pianta con i cachi maturi e la costruzione a ferro di cavallo attorno con i suoi archetti leggeri disposti sui due piani, il porticato decorato e gli elementi cinquecenteschi sul lato affacciato verso la roggia. Secondo perché, tutto sommato, per utilizzare questo edificio non servirebbero grandi cantieri. Certo: nel cortile i cespugli divorano il cemento e avanzano verso la nobile architettura in maniera preoccupante, mentre in alcune stanze la controsoffittatura in gesso ha ceduto di schianto.

Ma l’impressione è che, almeno in parte, la Scotti potrebbe riaprire dall’oggi al domani. Con quale destinazione? Il piano regolatore parla di un «parcheggio coperto pubblico o di uso pubblico con possibilità di parziale ristrutturazione edilizia», anche se, francamente, è difficile immaginare, un’area di sosta qui dentro. Più facile, filo spinato e cancellate a parte, è pensare alla sede di qualche istituzione, a una scuola o, perché no, a qualche ufficio del Comune o della Circoscrizione, magari anche una biblioteca.

Invoglia a fantasticare questo posto che senza alcun mobile sembra ancora più ampio di quello che è effettivamente. Una volta fuori, però, la realtà torna a essere quella che tutti conosciamo. E cioè che la caserma è del Demanio e del Demanio sembra destinata a restare ancora a lungo. Come la Montelungo, dove doveva finire il Comando provinciale della Guardia di Finanza, ma non se n’è fatto più nulla; come la Li Gobbi, la Corridoni di via Legnano, la Flores di via Gasparini e Palazzo Lupi, già sede del Comando della Legnano. E come l’ex carcere di Sant’Agata, in Città Alta. Nonostante da mesi si parli, infatti, di un’eventuale cessione degli immobili statali al Comune, lo scorso 31 agosto - data entro la quale lo stesso Demanio avrebbe dovuto comunicare all’Amministrazione le modalità e le condizioni per lo stesso trasferimento di proprietà - Palafrizzoni non ha ricevuto alcuna notizia. Nessuna nuova, buone nuove? In questo caso, il vecchio adagio non sembra proprio valere. La Scotti conferma.

(05/11/03)

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