Ciampi canta una montanara fuori programma

Dopo il discorso ufficiale, quando il presidente risbuca sul piazzale, è pronta una sorpresa: il coro Fior di Monte di Zogno gli dedica una canzone.

Ciampi ascolta impassibile, ma anche lui ha in serbo uno strappo al protocollo: il presidente chiede «La Montanara» e si mette a cantare pure lui. Inarca le sopracciglia bianche, folte e morbide come nuvole, per cercare l’acuto con il suo accento toscano, le sue consonanti dolci che diventano quasi vocali e che stridono con i gutturali secchi e spigolosi degli uomini del coro: alla fine scatta l’applauso e la foto di rito. Il presidente e la moglie risalgono in auto, ma questione di metri e fermano l’autista: altro bagno di folla, altri saluti. È come uno strattone emotivo, e sono voci di davanzale, di cortile a chiamarlo, a trattenerlo.

È come se Ciampi non se ne volesse andare da questo paesino che solo qualche mese fa sembrava in ginocchio, è come se sentisse la dignitosa richiesta d’aiuto che puoi intravedere solo nelle espressioni della gente di qui. Pareva una visita di routine, un’incombenza protocollare da assolvere tra mille altre, ci si immaginava il presidente formale di fronte ai discorsi, ai saluti, addirittura annoiato dalle canzoni di montagna. Invece, dev’essere quest’atmosfera di calore, questa voglia di affetto che cogli negli occhi della gente, persone che in un giorno si sono viste mangiare la casa dall’orco di fango venuto giù dalla montagna.

Spesso sono i pensieri che ti scaldano il cuore. Ciampi non s’è accontentato del protocollo, s’è voluto fermare tra chi reclamava una stretta di mano, ha chiesto il bis al coro, ha pure cantato come a una cena tra amici: piccoli gesti, d’accordo, ma certe volte per dare fiducia, oltre ai soldi (necessari), servono anche queste premure. «E che sia un ottantenne a dare speranza è una cosa molto bella», chiosa don Angelo, il parroco.

(07/05/2003)

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