Permesso di soggiorno: 3.000 immigrati senza rinnovo

Regolarizzati, ma senza il permesso di soggiorno. Immigrati, ma senza diritti. Sono l’esercito degli Adm, come li hanno ribattezzati nelle questure, dalla sigla che viene apposta sulle loro pratiche di rinnovo: «Attesa determinazione ministeriale». Gli Adm sono gli immigrati che, regolarizzati con la grande sanatoria del 2003, quella della Bossi-Fini, un anno dopo si sono visti sospendere la richiesta di rinnovo. In mano hanno solo la cosiddetta «striscetta», un foglio di carta che di fatto ha valore solo per gli addetti ai lavori, i funzionari della questura, ma non per il resto della società civile. In attesa di una risposta, quindi, gli Adm non possono prendere casa in affitto, non possono acquistare un’auto, non possono cambiare occupazione, anzi, spesso vengono lasciati a casa dal datore di lavoro che di quella «striscetta» non si fida e tra i suoi dipendenti vuole solo gente regolare al 100 per cento. A marzo le prime sospensioni delle pratiche, poi il fenomeno si è via via ingigantito, fino a quando i numeri sono diventati considerevoli. Soprattutto ingestibili. L’allarme arriva dall’ufficio diritti della Cgil e dalla Filt Cgil, che ieri hanno denunciato che, secondo stime parziali, sarebbero almeno 3.000 gli immigrati regolarizzati nel corso del 2003 e oggi rimasti in attesa di un responso per il rinnovo del permesso di soggiorno. «I motivi sono molti - hanno spiegato Roberto Carminati (Ufficio diritti) e Salvatore Campisi (Filt Cgil) - ma la maggior parte dei casi riguarda lavoratori soci delle cooperative». In pratica, mentre in fase di regolarizzazione i soci lavoratori sono stati equiparati ai normali lavoratori dipendenti, in fase di rinnovo alcune questure - le maggiori, tra le quali Bergamo - hanno sospeso la pratica in attesa di un pronunciamento da parte del dipartimento di pubblica sicurezza. Pronunciamento richiesto dai questori già nei mesi scorsi, con dei quesiti ai quali non è ancora stata data risposta. Nel frattempo almeno 3.000 persone nella Bergamasca, ma le stime di Ufficio diritti e Filt parlano di un incremento fino a 5.000. «In tutta Italia - continua Carminati - sarebbero almeno 300 mila secondo i dati in nostro possesso, gli stranieri in attesa di una risposta sul loro futuro». «E questa situazione si ripercuote anche sulle cooperative - ha aggiunto Campisi - perché ci sono aziende che si trovano con il 20-30 per cento dei lavoratori con situazioni in sospeso. Da un giorno all’altro potrebbero essere confermati, ma potrebbe succedere anche il contrario. E allora che fare?».

(08/10/2004)

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