I 25 anni dell'Istituto Negri:
baluardo contro la malattie rare

L'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo festeggia i 25 anni dalla sua fondazione: la celebrazione è in programma al Centro congressi di viale Papa Giovanni XXIII alle 20.30. È passato un quarto di secolo in cui ricercatori che si sono avvicendati nei laboratori del Conventino, a Bergamo, e di Villa Camozzi, a Ranica, hanno approfondito diverse linee di ricerca, non ultime quelle legate alle malattie rare.

Non a caso, oggi, il centro di ricerche del «Negri» è anche il centro di coordinamento della rete regionale per le malattie rare, cui però fanno riferimento molti altri ospedali d’Italia. I 25 anni di scienza a Bergamo saranno ricordati da Silvio Garattini, fondatore e direttore del Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, direttore del Negri Bergamo, Ariela Benigni, direttore scientifico del Negri Bergamo, oltre che da alcuni ricercatori che conoscono il Negri Bergamo per averne toccato con mano le qualità.

Tra questi Stewart Cameron, Luca Antiga, Martin de Borst e Paola Rizzo. Sul perché oggi è il momento di investire in ricerca interverrà l’onorevole Filippo Maria Pandolfi, mentre sul rapporto tra la scienza e la gente parleranno Garattini e Remuzzi moderati dal giornalista Luciano Onder.

Il tutto con un breve intermezzo musicale del duo Zampetti (flauto e pianoforte). Il Negri Bergamo s’interessa di malattie rare sin dalla sua fondazione, ma perché? «Nel 1985 – spiega Remuzzi – la parola "malattie rare" era pressoché sconosciuta ai medici, ai ricercatori, alle autorità sanitarie, ai media. A quasi nessuno era mai venuto in mente che le malattie potessero essere qualificate anche in base alla loro frequenza. È bastato aspettare qualche giorno dopo l’avvio di Villa Camozzi, per capire che dedicare un intero istituto allo studio delle malattie rare non era un’idea bizzarra, ma rispondeva a un bisogno reale. In poche ore il centralino telefonico dell’istituto è stato sommerso da chiamate da tutta Italia, telefonate che testimoniavano l’urgenza di avere risposte precise a tanti e diversi quesiti che non avevano ancora risposta. Le persone accoglievano con entusiasmo il fatto che finalmente qualcuno si accorgesse di loro».


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