Aids, il 1° dicembre giornata mondiale
In Bergamasca più casi della media

In provincia di Bergamo gli ammalati di Aids sono circa 3 ogni mille abitanti, per la precisione 2,9. Un dato che colloca la terra orobica ben al di sotto della media lombarda (4,4) ma più in alto rispetto alla media nazionale (2,5 casi ogni mille abitanti). Secondo stime recenti i nuovi casi in terra orobica, nel 2008, sono stati 144 e il 60 % si è registrato fra persone eterosessuali.

Ma della malattia - come ha sottolineato anche oggi la Caritas bergamasca nel corso di un incontro con la stampa - non si parla praticamente più, e questo ha contribuito a far abbassare la guardia: è evidente, è stato sottolineato, il vuoto di riflessione e di progettualità.

Il 1° dicembre si celebra la giornata mondiale per la lotta all'Aids: e dopo la raccolta di San Martino, che anche in Bergamasca è andata in favore delle famiglie e delle case alloggio dei malati di Aids, l'obiettivo è ora quello di risvegliare l'attenzione per ottenere più impegno, politico, finanziario, preventivo e terapeutico, sulla malattia.

Anche perché, nonostante non se ne parli, in Italia gli ammalati sono 60 mila, e di questi più di 39 mila sono deceduti, con una mortalità quindi del 65 % circa. Ma quello che più preoccupa è che, ai 140-150 mila sieropositivi che sono a conoscenza del loro stato, vanno aggiunte circa 50 mila persone che sono infette ma non lo sanno: anche perché, vale la pena di ricordarlo, dal contagio alla malattia possono passare anche 10 anni.

Se nel 1988 l'età media di chi aveva contratto l'Aids era di 29 anni fra i maschi e 27 fra le femmine, nel 2008 si è saliti a 43 anni per i maschi e 40 per le femmine. I casi fra il 2005 e il 2009 confermano una maggiore incidenza della malattia fra i maschi (79% ) rispetto alle femmine (21%). Nello stesso periodo più casi fra gli italiani (77%) che fra gli stranieri (23%).

Dal 2000 al 2008 il 50% dei casi si è registrato fra gli eterosessuali, il 33% fra chi fa uso di droghe, il 13 % fra gli omosessuali. Segno che, secondo le recenti ricerche, l'infezione si contrae nel 67% dei casi, per via dei rapporti sessuali.

In Bergamasca sono attive tre case alloggio convenzionate con l'Asl (Casa San Michele, Casa Raphael e Oasi Gerico) e il progetto Vivere al Sole, che si occupa di bambini e adolescenti, oltre a iniziative di auto-aiuto e ascolto, tutte gestite dal privato sociale. Quello che manca, secondo la Caritas, è il raccordo fra queste e i servizi pubblici.

Ecco perché occorre richiamare l'attenzione sulla situazione non solo locale e italiana, ricordando: l'importanza dell'estensione delle terapie e delle attività di prevenzione, la necessità di una lotta allo sfruttamento dei bambini e delle donne, in particolare quello sessuale. E ancora, secondo Caritas, un maggiore impegno nella gestione delle problematiche sociali e culturali derivanti da paure e pregiudizi, e la necessità di mantenere fede agli impegni economici dei Paesi ricchi nei confronti delle popolazioni povere del mondo.

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