«Cambia il clima, sci a rischio»
Occhi puntati su Presolana-Pora

Non solo sci. Per attirare turisti sulle nostre montagne bisogna pensare anche ad altro. Il cambiamento climatico è già in atto e può darsi che nei prossimi anni di neve ce ne sia sempre meno: occorre prepararsi. Questo, in sintesi, il pensiero di Irealp (l’Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia applicate alle aree alpine) che venerdì 27 novembre ad Angolo Terme, nel Bresciano, propone il convegno «Cambiamento climatico e turismo. ClimAlpTour: un progetto europeo per guardare al futuro».

Occhi puntati soprattutto sul comprensorio Presolana-Monte Pora, una delle aree pilota individuate dal progetto europeo di cooperazione territoriale ClimAlpTour. Un’iniziativa, questa, che si pone come obiettivo quello di conoscere e valutare gli effetti ambientali, economici e sociali del cambiamento climatico sulle attività turistiche, al fine di prevedere strategie appropriate ad assicurare uno sviluppo equilibrato del turismo alpino. In questa direzione Irealp ha già elaborato lo studio «Le implicazioni del cambiamento climatico sulle destinazioni alpine lombarde», a cura di Andrea Pozzi.

Si cita un’indagine dell’Arpa che, nel periodo 1974-2007, in Lombardia evidenzia «sia una riduzione tendenziale dei quantitativi di neve caduta, sia una diminuzione del periodo di permanenza al suolo, a causa dell’aumento delle temperature». Ma anche i ghiacciai sono in ritirata. Secondo i dati del Comitato glaciologico italiano, «la Lombardia è la regione che maggiormente ha risentito del cambiamento climatico. La percentuale di ghiacciai in avanzata scende dal 66% nel 1980 al 4% nel 1999, mentre quella dei ritiri sale dal 12% all’89%».

Ma quale potrebbe essere l’impatto sulle stazioni sciistiche? In Bergamasca, le aree della Val Brembana sembrano le più tranquille: lo sci alpino non potrà essere più praticato solo nel caso limite di un aumento di temperatura pari a 4 gradi. Diverso il caso della Val di Scalve e dell’Alta Val Seriana. «La stazione di Schilpario – si legge nello studio – attualmente non garantisce una copertura nevosa affidabile, dato che più della metà della sua estensione si situa al di sotto della linea di affidabilità della neve (collocata attualmente intorno ai 1.500 metri). Le altre aree sciistiche situate nella stessa vallata e in Alta Valle Seriana risulteranno assai sensibili all’innalzamento della temperatura, causa scarsa altitudine degli impianti e delle piste. Ad una variazione moderata di temperatura (pari a 1°C) solo 2 delle 5 aree sciistiche presenti – Presolana-Monte Pora e Colere Ski Area 2220 – garantirebbero condizioni idonee alla pratica dello sci alpino. Nel caso limite di innalzamento pari a 4°C, tutte le stazioni sciistiche si troverebbero al di sotto della Lan».

Anche se, si specifica nello studio, «alcune di queste stazioni hanno le piste in ombra, il che favorisce la permanenza della neve». Alla riduzione delle precipitazioni negli ultimi vent’anni, quindi, «è riconducibile l’accorciamento del periodo sciabile, la diffusione dell’innevamento artificiale e la dismissione di numerosi impianti di risalita». Di conseguenza, «la Pubblica Amministrazione in futuro dovrà promuovere una visione strategica che prenda in considerazione il fattore clima e favorire nelle stazioni sciistiche ubicate alle quote più basse processi di diversificazione delle attività». Proprio il coinvolgimento degli amministratori locali è uno degli obiettivi del convegno di oggi. Ma, soprattutto, l’appuntamento vuole essere un’occasione di dialogo e riflessione con tutti gli operatori, grazie alla presentazione del progetto pilota dell’area Presolana-Monte Pora. Degli effetti del cambiamento climatico sul turismo alpino parleranno oggi, alle terme di Angolo, Andrea Macchiavelli dell’Università di Bergamo, Michele Corti dell’Università di Milano (facoltà di Agraria), Lisa Garbellini e Andrea Pozzi di Irealp.

© RIPRODUZIONE RISERVATA