L'ultimo saluto a Luca:
«C'eri sempre, amico speciale»

«Ciao Zizi». Con la voce piena di lacrime, Veronica saluta Luca. Aveva 14 anni ed era suo fratello. Lei è sull’altare per dirgli che nessuno a casa dimenticherà le mille coccole che dedicava alla nipotina Martina, nè la sua voce, tantomeno l’allegria: «Eri un prezioso tesoro». Lui è poco più giù, dentro la bara senza fiori nella parrocchiale di Grumello piena, strapiena. E' questo uno dei momenti più toccanti del rito funebre di Luca Pagani, il 14enne di Grumello del Monte morto domenica mattina mentre stava facendo motocross sulle sponde del Cherio, in località Sperandina di Bolgare.

I funerali sono stati celebrati venerdì nella chiesa parrocchiale e per farvi partecipare tutti è stata aperta anche la sala «Santa Chiara» lì vicino, con il maxi schermo e un mare di gente con gli occhi fissi sulla bara al centro della chiesa, circondata da centinaia di ragazzi di tre oratori: Cividino, Tagliuno e Grumello, i paesi «illiminati» dal sorriso di Luca. Accanto a lui papà Roberto, Veronica e Laura con il marito Giovanni, poi mamma Piera, con il viso impietrito e che mai, mai in queste ore ha staccato lo sguardo dal figlio.

Sotto un cielo livido, venerdì l’ha visto uscire per l’ultima volta dalla splendida villa con la piscina appena finita, dove lui l’estate prossima sarebbe stato felice come un pascià. Invece domenica mattina ha preso la moto da cross, e con due amici è partito per una cavalcata sugli sterrati in riva al Cherio. A Bolgare si è accasciato sulla sella, è finito a terra, il cuore ha pompato il sangue per l’ultima volta e non ha più fatto ritorno.

«Luca è morto. Luca aveva 14 anni. Era un motocrossista, domenica faceva freddo e lui è partito felice con gli amici. Cosa c’entra la morte? Era malato? Ha fatto un incidente? No. Non abbiamo alcuna spiegazione». Il parroco monsignor Alberto Carrara ha iniziato così l’omelia, davanti a tutti questi ragazzi. Germogli di uomini e donne, sospesi tra l’infanzia e l’età adulta. Come Luca, il loro amico, quello che, come ha ricordato Cristian dall’altare, mescolando granite in compagnia e oratorio, moto e stelle luminose: «C’eri sempre, amico speciale. Eri la candela che sapeva scaldarci, con quella tua risata inconfondibile che hai portato lassù».

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