Troppe case e pochi alberghi
«Penalizzato il turismo in valle»

Troppe seconde case e pochi alberghi, campanilismi e scarsa unità d’intenti tra operatori turistici e amministratori, assenza di un coordinamento e, quindi, poca conoscenza del territorio. E delle lingue straniere. Tutto questo accanto, comunque, a un territorio, quello della Valle Brembana, dalle buone potenzialità turistiche, garantite soprattutto da risorse naturali e storico-culturali, dal permanere delle tradizioni, dalle fonti termali, dai comprensori sciistici e dalla vicinanza con le città metropolitane. Ma, per far decollare il turismo, c’è ancora tanto da fare. La tesi di laurea è quella di Francesca Centurioni, 26 anni, di Isola di Fondra, discussa alla facoltà di sociologia dell’università Bicocca di Milano, e illustrata recentemente in un’assembla pubblica a San Pellegrino. Partiamo dai dati di seconde case e alberghi.

La Valle Brembana dispone di 18.500 abitazioni per vacanze con una stima di posti letto di circa 74 mila unità: case che rappresentano il 39% di tutte quelle presenti, una percentuale che è la più alta tra tutte le valli bergamasche (in Val Seriana superiore, per esempio, le seconde case sono il 14% di tutte le abitazioni). Al contrario gli alberghi sono sempre meno: dal 1997 al 2007 sono passati da 77 a 57. «Le seconde case rimangono vuote per la maggior parte dell’anno – dice Centurioni –. Negozi e attività chiudono perché lavorano pochi mesi, il turista non trova servizi che cerca e le presenze dei villeggianti calano. Alla fine gli alberghi hanno poca clientela e non riescono a rinnovarsi qualitativamente. Un circolo vizioso non facile da spezzare».

Si può, però, cercare di sfruttare meglio proprio le seconde case, copiando il cosidetto «Gites de France»: «È una gestione utilizzata in Francia, a livello nazionale – dice Centurioni – che da noi potrebbe essere quanto meno impiegata a livello vallare: serve una gestione unitaria di tutte le seconde case, con una classificazione delle stesse, una promozione e vendita online tramite un centro unico di prenotazioni e la possibilità di affittarle per pochi giorni». Altro elemento critico: la mancanza di un coordinamento tra operatori turistici ma anche amministratori. «Esiste, di fatto, un Consorzio degli operatori turistici – dice Centurioni – ma, da quel che mi risulta, è ormai poco operativo. E, comunque, prevalgono ancora i campanilismi, si sente la carenza di un elemento coordinatore e di strategie unitarie, così come sono ancora insufficienti la cultura dell’accoglienza e la conoscenza del territorio da parte degli operatori».

Due esempi: «A oggi manca ancora un logo che identifichi la Val Brembana turistica e richiami subito alla mente il nostro territorio: potrebbe essere qualcosa che si rifa alle quattro stagioni o un prodotti tipico della valle, da Arlecchino ai formaggi. E non è disponibile, per esempio, una guida turistica cartacea aggiornata e disponibile per tutta la Valle». E la scarsa conoscenza del territorio e delle lingue straniere sono aspetti emersi anche tra il pubblico, in occasione proprio dell’incontro con la studentessa (poi premiata dall’assessore alla Cultura di San Pellegrino Michele Pesenti).
Giovanni Ghisalberti

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