Anche i lavoratori della Tenaris
alla protesta fuori dal teatro

Preceduta da un minuto di silenzio per la crisi nel mondo del lavoro e poi dall'Inno nazionale in onore del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è aperta ieri sera la stagione scaligera 2009-2010. Dentro la folla della prima elegante e sobria, fuori, sotto la pioggia, contestazioni e slogan di protesta. Alcune centinaia di persone, gli operai dell'Alfa e di altre aziende in crisi del milanese come i musicisti degli enti lirici italiani, ieri hanno inscenato una protesta più vivace e più sentita rispetto agli anni passati, nella quale non sono mancati alcuni momenti di tensione. In almeno tre occasioni i manifestanti hanno tentato di sfondare le transenne che recintavano l'area della protesta, scatenando alcuni parapiglia con le forze dell'ordine. E in una circostanza alcuni lavoratori hanno scagliato uova contro gli spettatori diretti a teatro mentre i militanti dei centri sociali hanno acceso a più riprese fumogeni rossi.

«Il minuto di silenzio indetto prima dello spettacolo come segno di vicinanza per i lavoratori colpiti dalla crisi – ha affermato il segretario provinciale Fials Sandro Malatesta – è un segnale minimo che può servire per attirare l'attenzione sul nostro problema, ma certo serve molti di più». Gli operai dell'Alfa di Arese, per protestare contro la chiusura dello stabilimento, hanno portato in piazza della Scala un fantoccio raffigurante il numero uno di Fiat, Sergio Marchionne, nell'inequivocabile gesto dell'ombrello. I lavoratori raccolti sotto le insegne della Cub hanno invece esposto un grande striscione con su scritto «Lavoratori contro la crisi» chiedendo a gran voce che lo stabilimento dell'Alfa non venga chiuso.

Accanto ai lavoratori dell'Alfa sono arrivati in piazza anche i lavoratori di altre aziende in crisi, come la Tenaris e la Lares Matalli, insieme per protestare contro i licenziamenti, la cassa integrazione e lo sfarzo della prima della Scala. Sull'altro lato della piazza sono scesi a manifestare anche i lavoratori degli enti lirici italiani che contestano il mancato rinnovo del contratto di categoria scaduto da tre anni e il taglio al Fondo unico dello spettacolo. I lavoratori delle fondazioni liriche accusano il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, di «latitanza e irresponsabilità», oltre che di «incapacità di gestire la crisi». Ma puntano il dito anche contro Mario Tutino, il sovrintentendente del Teatro Comunale di Bologna che guida l'Anfols, l'Associazione delle fondazioni liriche, al quale ieri sera erano dedicati alcuni degli striscioni («Tutino fuori dai teatri», «Tutino uguale la rovina dei teatri lirici»).

Tutti i manifestanti, molti dei quali armati di fischietti, hanno rivolto improperi contro chi ha attraversato il corridoio di strada difeso dalle transenne e dalla forze dell'ordine per entrare in teatro. Complice anche la pioggia, una volta iniziato lo spettacolo, i lavoratori hanno deposto le bandiere, lasciando il posto a tanti curiosi che ancora si attardavano aggrappati alla recinzione di piazza della Scala. Sulle transenne sono comunque rimasti alcuni slogan, testimoni della protesta, come quello degli enti lirici che hanno ribattezzato il Fus, Fondo unico dello spettacolo, «Fine dell'ultimo spettacolo».

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