Il vescovo Beschi alla Casa del Giovane:
«Amiamo noi stessi, ma il prossimo?»

Decimo anniversario di due dormitori: il maschile in via Elba (detto «Zarepta») e il femminile (detto «Palazzolo») in via Don Luigi Palazzolo. Celebrati venerdì sera nella sala Nembrini della Casa del Giovane con un momento di preghiera più che di dibattito. Due opere gestite dai volontari della Caritas. Un’occasione per presentare anche un libro, curato da Daniela Morandi, intitolato «La chiave di svolta – I dormitori nel loro cammino decennale». Un volume di un centinaio di pagine che affronta l’esclusione sociale, il punto cruciale della povertà. Pagine che raccontano le esperienze di vita di chi i dormitori li usa per necessità confrontandosi con i tanti volontari avvinti dall’aspetto profondo della gratuità.

Un momento di preghiera incentrato sulla parabola del buon samaritano alla presenza del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, del direttore della Caritas, don Claudio Visconti, del presidente dell’associazione volontari della Caritas, Alberto Bellini e dell’assessore ai Servizi sociali del Comune di Bergamo, Leonio Callioni.

«Avverto profondamente questo momento – ha detto il vescovo – perché penso a voi volontari e a chi vi è stato affidato. Penso ai momenti allegri, difficili e duri che si succedono ai dormitorietti». Poi ricordando il decennale delle due strutture il vescovo ha ribadito che «l’avventura dell’amore non è finita, un’avventura che non trasforma il povero in ricco, ma trasforma il samaritano. È lui alla fine – ha continuato monsignor Beschi – l’uomo fortunato, l’uomo trasformato dall’amore. Ciò che appunto stupisce è questo samaritano (l’eretico, il reietto) che diventa il segno dell’uomo nuovo».

Il vescovo tocca il comandamento che impone di amare il prossimo come se stessi. «Abbiamo trasformato questo comandamento – ha detto il vescovo – in ama te stesso e il prossimo non si sa. Capisco che bisogna volere bene se stessi, anche se tutto ciò rischia di diventare la giustificazione per il più gretto egoismo. Il prossimo ci fa il regalo di guardarci allo specchio, interrogandoci sulla nostra dignità di uomini che ci fa comprendere di amare la logica dell’amare il prossimo tanto da diventare noi stessi prossimo».

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