Pestaggio di Venezia, per i leghisti
l'aggravante dell'odio razziale

L'aggravante dell'odio razziale con i reati di lesioni, danneggiamento e furto: queste le accuse che il pm veneziano Emma Rizzato ha formulato - a chiusura delle indagini - a carico di quattro bergamaschi simpatizzanti della Lega che il 13 settembre scorso nel corso della festa della Padania a Venezia aggredirono due camerieri extracomunitari. Tre di loro abitano a Cividate – B. F., di 31 anni; B. E., di 33; L. L. P., di 36 – e uno a Grumello, F. G., di 48 anni.

Per i quattro scatterà inevitabilmente, davanti al Gip, la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo quanto ricostruito dalla Digos, il 13 settembre sarebbero entrati al ristorante la "Bricola" mentre si recavano al comizio di Umberto Bossi e degli altri leader del Carroccio. Qui avrebbero prima inveito contro due cameriere, un marocchino ed un albanese, per poi passare alle vie di fatto ferendone uno in modo serio.

Per arrivare ai quattro gli inquirenti hanno dovuto mettere assieme, come in un puzzle, numerosi elementi raccolti a Venezia il giorno del pestaggio. In primis l'accento chiaramente bergamasco dei quattro che, pare ubriachi, all'interno della «Trattoria a la Bricola», vicino a piazza San Marco, colpirono con calci e pugni un cameriere albanese e un suo collega algerino (in seguito giudicati guaribili in 30 e 7 giorni, l'albanese aveva riportato la rottura del setto nasale), mettendo a soqquadro l'intero locale.

Poi l'abbigliamento, in tinta «verde Lega»: in particolare uno dei quattro, il quarantottenne, indossava una maglietta a strisce verdi e bianche della squadra di calcio della Padania, che ieri è stata ritrovata in casa sua. Proprio quest'ultimo, tra l'altro, era già noto alla Digos di Bergamo perché già colpito, tempo fa, da un provvedimento di allontanamento dallo stadio (in gergo «Daspo») a seguito di alcuni disordini durante un incontro dell'Atalanta. Gli altri elementi che hanno portato la polizia della Laguna nella Bergamasca sono le centinaia di immagini e filmati di tv e telecamere di sicurezza raccolti durante la manifestazione del 13 settembre a Venezia.

Mettendo assieme i vari fotogrammi e le testimonianze dei camerieri gli investigatori – coordinati dal pubblico ministero Emma Rizzato della Procura veneziana – hanno ricostruito i volti dei quattro presunti autori del pestaggio. Poi, attraverso le foto dei quattro pubblicate su due dei social network in voga al momento, Facebook e Twitter, i poliziotti sono risaliti alla loro identità. Ieri mattina sono così scattate le perquisizioni, che hanno visto impegnati gli uomini della Digos della questura orobica, coordinati dal comandante Francesca Ferraro, assieme ai colleghi veneziani. Uno degli indagati, sorpreso nel trovarsi di fronte la polizia, avrebbe esclamato «Ma come avete fatto?», visto che l'indagine per risalire a loro si presentava fin da subito piuttosto complessa.

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