Precari della scuola: scade l'8
l'ultima chiamata per un posto

C’è un ultimo treno per i precari, docenti o Ata, che non hanno ancora un posto di lavoro. Infatti c’è tempo fino all’8 gennaio 2010 per presentare le domande per avere la corsia preferenziale per le supplenze o per partecipare ai progetti regionali.

Infatti Miur e Regione Lombardia hanno prolungato i termini sia per l’inserimento nella graduatoria delle supplenze sia per i progetti di potenziamento dell’offerta formativa, per i quali la Regione ha stanziato 15 milioni di euro. Il termine dell’8 gennaio vale anche per la presentazione di nuovi progetti da parte delle scuole e degli enti formativi accreditati, in coerenza con il decreto ministeriale n.100 del 17 dicembre scorso.

Chi lo scorso anno ha avuto una supplenza annuale o è riuscito comunque a raggiungere i 180 giorni di lavoro nella stessa scuola attraverso le graduatorie di istituto, può richiedere di essere inserito nella corsia preferenziale per la copertura delle supplenze.

Invece tutti i precari che nell’anno scolastico 2008-2009 non hanno raggiunto i 180 giorni di lavoro nella stessa scuola, possono fino all’8 gennaio presentare domanda per la partecipazione alle attività previste dal Patto Miur/Regione Lombardia. Il provvedimento riguarda tutti i lavoratori della scuola, quindi docenti e Ata.

I progetti regionali riguardano orientamento scolastico e professionale; accompagnamento, recupero e reinserimento studenti a rischio di dispersione scolastica; sviluppo competenze di cittadinanza per l’adempimento dell’obbligo di istruzione; inserimento e accompagnamento studenti con disabilità; inserimento e integrazione studenti stranieri; diffusione forme di alternanza scuola-lavoro e integrazione sistemi istruzione formazione-lavoro; innovazione didattica e miglioramento della qualità dell’offerta scolastica attraverso la formazione del personale.

La disponibilità a partecipare a questi progetti da parte dei docenti ha avuto una scarsa accoglienza, almeno nella prima fase, perché sono previste 36 ore di lavoro invece di 18 e il meccanismo di pagamento è apparso penalizzante perché legato alla durata dei progetti e comunque non oltre il termine dell’anno scolastico.

«Ora però le cose stanno cambiando, perché di supplenze in giro ce ne son poche e la gente se n’è accorta», sostiene Imerio Chiappa, preside degli Istituti comprensivi di Carvico e del Camozzi di Bergamo e coordinatore dell’area dirigenti della Cisl Scuola che per parte sua ha presentato il massimo possibile, cioè 4 progetti per scuola (3 docenti e un Ata), anche in rete con altre scuole.

«Molti dirigenti - spiega - non si sono resi conto che i progetti regionali permettono di avere a disposizione più personale senza aumento di costi. Certo, il dirigente deve predisporre progetti mirati e conviene che siano di 36 ore. C’è stato chi ha presentato un progetto per un’ora alla settimana!».

Dal punto di vista tecnico, il Patto precari rappresenta un ammortizzatore sociale. Il primo ad essere introdotto nel contratto della scuola pubblica. «Per questo - spiega Vincenzo D’Acunzo segretario Cisl Scuola - si è dovuti partire dal modello esistente, che è quello privato, calcolato su 36 ore. L’indennità di disoccupazione corrisponde a 20 ore, la Regione paga a partire dalla 21ª».

I mesi non lavorati non sono pagati e le attività non danno diritto a punteggio. Almeno per ora: i sindacati confederali e autonomi stanno lavorando per ottenere che il lavoro alla fine frutti una qualche forma di punteggio e fanno capire che, benché meno vantaggioso di una supplenza standard, il Patto tiene agganciati al mondo della scuola e ai suoi meccanismi.

«Il docente lavora sul progetto - spiega Chiappa - e al massimo può essere utilizzato per tre giorni al mese di supplenza d’emergenza. Insomma non diventa una sorta di tappabuchi dei colleghi, ma è un professionista con un incarico. Potrebbe essere anche un inizio per arrivare al famoso organico funzionale, non si sa mai». Insomma, meglio «dentro» così che «fuori» del tutto.

Inoltre è sempre possibile accettare supplenze: «Principio generale - secondo l’Ufficio scolastico regionale - è che l’orario massimo di completamento attraverso le attività del Patto territoriale è costituito dalla percentuale di orario mancante alla supplenza che il singolo soggetto sta già svolgendo, rispetto all’orario contrattualmente previsto come obbligatorio: ad esempio, se un docente di scuola secondaria sta già svolgendo una supplenza per 6 ore settimanali (pari al 33,33% dell’orario d’obbligo), il completamento con le attività del patto non potrà superare il 66,66% dell’orario massimo previsto per le attività del Patto stesso (36 ore), cioè non potrà superare le 24 ore settimanali. Se invece i docenti non hanno in corso alcuna supplenza breve, l’orario dell’attività deve arrivare a 36 ore».

Secondo lo Snals però «il personale potrà svolgere supplenze solo durante le eventuali sospensioni delle attività previste dalla scansione temporale dell’attività e l’abbandono dell’attività in corso per assumere una supplenza di qualsiasi durata, determina l’esclusione da qualsiasi attività prevista dall’Accordo».

«Un’altra cosa che ha spaventato i precari sono le 36 ore - osserva il preside Chiappa - perché hanno pensato di dover passare tutte le ore in classe. In realtà, tutto dipende dal progetto. Per esempio, io ho un progetto di recupero che prevede 27 ore con i ragazzi e il resto di correzione e programmazione e nel presentare il progetto, ho specificato che per i ragazzi che devono presentarsi all’esame, si protrarrà oltre il termine delle lezioni il 10 giugno».

Insomma, c’è un margine elastico che dipende da come il progetto è costruito e gestito, anche perché il dirigente può scegliere chi preferisce fra i disponibili in lista. La sola indennità di disoccupazione dell’Inps dura al massimo 8 mesi, 12 se si è ultracinquantenni. Per i primi 6 mesi l’indennità corrisponde al 60% della retribuzione, per i 2 mesi successivi al 50%, poi al 40%.
 Susanna Pesenti

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