Superstrada, finiscono in tribunale
i dubbi sull'esecuzione dei lavori

Porta direttamente in tribunale la Seriate-Nembro-Cene, la nuova variante all’ex statale della Valle Seriana che s’è lasciata alle spalle le polemiche per il clamoroso ritardo nella realizzazione, ma non i dubbi sulla regolarità nell’esecuzione dei lavori. Non c’è pericolo per la stabilità, lo aveva già accertato tre anni fa il collegio di professori universitari nominati dalla Procura e dall’Anas, all’indomani dell’apertura di un’inchiesta.

Ma non ci sarebbero neppure tutti i micropali che avrebbero dovuto garantire la massima sicurezza all’opera, in particolare a tre viadotti del tratto Nembro-Albino, come previsto nel capitolato d’appalto. Qualcuno, insomma, avrebbe fatto la classica «cresta», risparmiando sulle quantità di cemento. Ma a quanto ammonti questo guadagno illecito è difficile da stabilire.

A maggio Andrea Di Matteo, capocantiere della Carena, la ditta genovese che s'era aggiudicata l'appalto dell'opera, ha patteggiato due anni (indultati) per truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. E con le stesse accuse si trovano attualmente a processo due imprenditori bergamaschi, Giulivo Fenaroli, 51 anni, di Villongo, e Cristiano Quagliati, 35 anni, di Gazzaniga, amministratore di fatto il primo, legale rappresentante il secondo, all’epoca in cui la loro ditta, la Edilcos (ora inattiva), aveva ricevuto uno dei subappalti. I due sono stati tirati in ballo dalle dichiarazioni di due loro ex dipendenti, sentiti quando si trovavano agli arresti domiciliari (per altra causa).

Gli operai avevano rivelato agli inquirenti di aver ricevuto l’indicazione di non posizionare alcuni dei micropali previsti dai progettisti. Per le difese, però, l’inchiesta sarebbe ferma a quelle affermazioni: a parte le verifiche di stabilità, secondo gli avvocati Paolo Casetta (per Fenaroli) e Davide Ceruti (per Quagliati) l’indagine non avrebbe fatto progressi. Per i legali in tutto questo tempo non sarebbe emerso un documento capace di provare che la Edilcos avesse l’incarico di piantare le palizzate a rinforzo: insomma, la ditta avrebbe realizzato altri lavori di carpenteria edile, non quelli incriminati.
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