Ponte San Pietro, tempi lunghi
per la diga sul fiume Brembo

È ancora sul greto del Brembo piegata in due l’enorme paratoia cilindrica della diga del fiume che la notte di Natale è stata spazzata via dall’onda di piena, dopo essere stata disancorata dalla struttura in ferro. Dal vecchio ponte di via Roma, nel pieno centro storico del paese, è visibile la struttura in ferro vuota e a una cinquantina di metri la pesante paratoia lunga 30 metri con un diametro di tre metri e un peso di 70 tonnellate che dopo 70 anni ha perso la sua battaglia con l’acqua del fiume che adesso scorre a valle con una portata maggiore. La paratoia cilindrica bloccava l’acqua del Brembo.

Dopo l’incidente della notte di Natale l’acqua non entra più nelle apposite bocche che facevano defluire l’acqua nel canale Enel (lungo nove chilometri e 574 metri, da Ponte San Pietro a Marne di Filago) che alimentava le due centrali a Bonate Sotto e Marne. Da fine dicembre il canale è vuoto e le due centrali sono ferme e non producono energia elettrica che a pieno regime era di circa 10 megawatt, in grado di soddisfare almeno 10.000 utenti. Il fermo per alcuni mesi delle due centrali, fa sapere la direzione della società «Enel green power» attualmente proprietaria delle strutture del canale Enel e delle due centrali, costa sia in termini finanziari che a livello ambientale poiché quella prodotta nelle centrali di Bonate Sotto e Marne è energia pulita.

C’è poi da aggiungere il costo di ricostruzione della struttura che sino a dicembre deviava l’acqua nel canale. Nessun problema invece per le utenze, sia dei cittadini che delle aziende, poiché l’energia elettrica oggi viene fornita da diverse centrali in grado di soddisfare la richiesta di corrente nella zona. «Non sono ancora ipotizzabili i tempi della ricostruzione della diga – fa sapere Giovanni Mura dell’ufficio stampa di Enel Lombardia –. I nostri tecnici hanno svolto alcuni sopralluoghi a Ponte San Pietro e sono impegnati a capire perché la piena del Brembo è riuscita a disancorare la paratoia cilindrica. Gli stessi tecnici hanno già studiato almeno due soluzioni per ripristinare la diga che approvate dalla direzione dell’Enel saranno presentate alle autorità competenti ovvero a Magistrato del Po’, Regione, Provincia e Comune».

La diga è già stata interessata da alcuni lavori: «La scorsa estate – proseguono dall’ufficio stampa Enel – sono stati eseguiti importanti lavori di manutenzione alla diga proprio per renderla più sicura ed evitare che venisse danneggiata. Invece l’onda di piena è riuscita a provocare il grave incidente. Da evidenziare che il canale e le due centrali sono infrastrutture importanti per la produzione di energia pulita e la società è impegnata ad accelerare i tempi per rimetterle in funzione».

Il grosso cilindro in ferro è entrato ormai a far parte dell’archeologia industriale dell’Isola Bergamasca e la paurosa notte di Natale con le acque tumultuose e la paratoia cilindrica, che libera dalle catene prima di rotolare nel fiume urtando il pilone di sostegno provocava boati, diventerà una storia da raccontare ai figli e ai nipoti.
Remo Traina

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