Caro vita: ecco tutti i tagli
nel carrello della spesa

«Il nostro reddito, per riempire il carrello al supermercato ogni settimana ci impone di non spendere più di 8mila euro all’anno. Con gli stessi soldi, purtroppo, fare la spesa oggi vuol dire essere costretti a diminuire i nostri consumi. Acquistiamo meno carne e insalata sborsando ben 213 euro in più per non rinunciare alla stessa quantità di frutta dell’anno scorso».

A confermare il calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane, sceso secondo l’Istat dell’1,5%, c’è lo studio molto pratico di una famiglia bergamasca composta da 4 persone. Dal 2005 registra ed elabora in un computer il prezzo dei prodotti acquistati, sempre nello stesso supermercato, con l’obiettivo di studiare l’andamento annuale del costo per categorie alimentari.

«I primi anni di questo studio sono stati di rodaggio – spiegano i componenti della famiglia –. Negli ultimi mesi, tra ottobre e dicembre, si arrivava sempre con l’acqua alla gola perché si era speso troppo in precedenza. Ora, grazie alle informazioni elaborate, riusciamo a gestire e bilanciare meglio la spesa che in questi tempi di crisi porta anche a inevitabili rinunce». Un taglio dei consumi che secondo l’Istat e le associazioni dei consumatori, tenendo conto degli aumenti di trasporti, carburanti, bollette del gas, acqua, rifiuti e carrello del supermercato, è pari a 565 euro all’anno. Considerando il difficile momento economico e la variabilità dei prezzi, i dati dimostrano che riuscire a non spendere più del budget prefissato (in questo caso 8mila euro l’anno, circa 670 euro al mese ndr), è impresa sempre più ardua.

«In casa seguiamo una dieta precisa proprio per alimentarci in modo corretto e con varietà – spiegano i componenti –. Cerchiamo sempre di acquistare gli stessi prodotti. Esclusa la normale variabilità del prezzo di frutta e verdura, tutti gli anni siamo costretti a comprare qualcosa in meno dell’anno prima o, addirittura, cambiare modo di consumare». Rispetto all’anno scorso, ad esempio, in questa famiglia si è scelto di investire di più sul pesce (+34% di spesa) e meno sulla carne (-9% rispetto al 2008). «Già dai primi mesi del 2009 l’aumento della carne ci ha messo in difficoltà – spiega la famiglia –. Il nodino di vitello, da gennaio 2008 al 2009, era passato da 15,90 a 16,89 euro al chilo (+6%), le cotolette di lonza da 9,29 a 9,79 euro (+5%) e l’arista da 10,90 a 11,26 (+3%). Così, dal mese di marzo, non abbiamo avuto altra scelta se non quella di mangiare più pesce».

In questo bilancio familiare frutta e verdura hanno un peso importante: «La frutta è aumentata a livelli spropositati in particolar modo durante l’estate, ma siccome è troppo importante per la nostra alimentazione non ci siamo fatti scrupoli a continuare ad acquistarla. Questo ha portato inevitabilmente a consumare meno verdura rinunciando, ad esempio, ai cetrioli, aumentati nei primi mesi del 2009 del 23% (1,95 euroal Kg contro 1,58 di 12 mesi prima ndr), ai pomodori a grappolo (+5%) e soprattutto alle zucchine, spesso oltre i 2 euro, lontane dall’1,68 euro del 2008». Le elaborazioni di economia domestica evidenziano anche i prezzi della frutta: confrontando le rilevazioni della prima settimana di luglio 2008 con quella del 2009 è aumentato quasi tutto. Il melone da 1,09 a 1,49 euro (+36%), fragole da 4,40 a 4,58 (+4%), banane Cavendish da 1,35 a 1,69 (+25%), Pesche noci da 1,98 a 2,48 (+24%).

Per risparmiare bisogna scegliere. «Più birra e meno vino, una marca diversa di pasta, un taglio netto a prodotti per la pulizia della casa, e spese per i salumi, sempre più cari, molto contenute. Con tutta probabilità lo stesso volume di spesa dell’anno scorso, in totale, nel 2009 sarebbe venuto a costare il 5% in più». Alcuni calcoli dettagliati fanno riflettere: 1 kg di spaghetti Barilla, da gennaio a dicembre 2009, è passato da 1,19 a 1,49 euro (+25%). Per una famiglia che ne consuma 2 kg alla settimana vuol dire spendere 150,08 euro l’anno invece di 123,76 (+27 euro). Può incidere tanto anche l’aumento della lattina di birra da 1,20 a 1,28 euro. Considerando 4 lattine alla settimana sono 208 lattine annuali, che l’anno scorso, a 1,2 euro, costavano complessivamente 249 euro e con l’aumento arrivano a 266 euro (+17 euro). Solo per pasta e birra sono già 44 euro in più. Meglio non andare avanti.

Vittorio Ravazzini

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