Misiani (Pd) «spegne» Facebook
ma soltanto per mezza giornata

Se fosse successo nella Lega o dintorni sarebbe stato celebrato come il pugno di ferro del «laurà bergamasco nella tana dei fannulloni romani». Dalle parti del Pd, invece, il provvedimento è durato mezza giornata e tanto è bastato per suscitare un vespaio.

Il tesoriere nazionale dei Democratici, il bersaniano bergamasco Antonio Misiani ieri ha bloccato l’accesso a Facebook per tutti i dipendenti della sede capitolina del partito. Motivo? «Intasa le connessioni e sottrae tempo alle mansioni». Lui, per la cronaca, su Facebook c’è e ha un bel gruzzoletto di amici: ben 1.500.

«Ma a me serve per lavoro - spiega - e poi la decisione, in ottemperanza al regolamento del personale che prevede l’uso selettivo di questi mezzi, non è stata applicata indiscriminatamente, ma solo in alcuni uffici, in attesa di verificare dove accedere al social network fosse realmente necessario e dove no». Fatto sta che i 150 dipendenti di largo Nazareno, secondo quanto trapelato, ieri mattina si sarebbero trovati con i computer «bloccati», tramite un filtro al server interno che nega la possibilità di usare Facebook.

«Ecchè, c’abbiamo Brunetta in casa?», ha mugugnato più d’uno. «Macché Brunetta - ridimensiona Misiani, che da tesoriere deve occuparsi anche di alcuni aspetti organizzativi del partito - e macché censura. Mi pare che in tutte le realtà lavorative ci siano stati problemi legati all’abuso di Facebook. È solo una questione di buonsenso. Non è stato e non sarà un blocco indiscriminato, tant’è che in alcuni casi il server è già stato riattivato. Si è fatta una tempesta in un bicchier d’acqua».

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