Ordinanza anti-accattonaggio
Contrari Caritas e don Resmini

«Così non facciamo che escludere l’uomo povero e diseredato dal nostro orizzonte»: l’amara riflessione è di don Fausto Resmini, una vita a fianco degli ultimi, e si riferisce agli effetti delle prime sanzioni (dieci in tutto di 200 euro ciascuna) fioccate nei giorni scorsi ai danni dei mendicanti fermati sui marciapiedi o agli incroci stradali della città.

Si tratta della prima applicazione di un’ordinanza del sindaco Franco Tentorio entrata in vigore da qualche settimana che intende colpire chi è dedito all’accattonaggio. «Si tratta di una misura – chiarisce don Resmini, cappellano del carcere di via Gleno e responsabile del Servizio Esodo della stazione autolinee – inaccettabile dal punto di vista istituzionale e soprattutto morale. A livello istituzionale non capisco esattamente quali risultati si intende ottenere con questa ordinanza: non mi sembra infatti che porgere un fiore all’angolo della strada oppure chiedere l’elemosina rappresenti una minaccia alla sicurezza dei cittadini».

Anche la Caritas diocesana bergamasca manifesta perplessità per le sanzioni. «Mi sembra un provvedimento sterile e contraddittorio – osserva il direttore don Claudio Visconti –: chi non ha un letto e cibo non può certo pagare 200 euro al Comune. Un’ordinanza in sostanza impraticabile. Registriamo poi, e lo abbiamo detto più volte, un incremento dei bisogni in generale: le richieste di aiuto presso i nostri servizi sono in continuo aumento a causa della crisi economica. Penso che questo non faccia che appesantire il clima sociale in una situazione in cui la gente vive già un senso di incertezza. L’unica risposta per eliminare l’accattonaggio è offrire percorsi di accoglienza su cui instaurare dei canali educativi e di riscatto della persona».

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