Violazione del Daspo, ultrà arrestato
E oltre 300 assediano la questura

Più di trecento ultrà hanno assediato martedì sera la questura di via Noli per protestare contro quella che secondo loro è la mano pesante usata dalla polizia negli ultimi tempi. A far scattare la scintilla l'arresto, per violazione del Daspo a cui era sottoposto, di Francesco Palafreni, 54 anni, uno dei leader storici della Curva Nord arrestato lunedì. Dalle 22,30 alle 23 i supporters si sono piazzati davanti all'ingresso, esponendo striscioni, accendendo bengala e facendo esplodere alcuni grossi petardi.

Decine di agenti in assetto anti sommossa hanno presidiato il palazzo di via Noli, ma nonostante fossero a pochi metri dallo schieramento ultrà, non si sono registrati contatti. Per Palafreni l'arresto dev'essere stato una sorta di beffa: perché è stato smascherato dalle telecamere della polizia in zona stadio, mentre era impegnato - stando alla sua versione - a lavorare, mica a tifare. Insomma, lui a sfacchinare proprio nel momento in cui la «sua» Atalanta a pochi metri stava trionfando contro la Lazio.

Martedì Palafreni, in direttissima, ha cercato di spiegare le sue ragioni: nessuna sfida alle forze dell'ordine, solo un'ingenuità. «Ho un'impresa di pulizie e dovevo smaltire la spazzatura di due palazzi - ha sostenuto -. Il problema è che lì di parcheggi non se ne trovano e più di una volta ho dovuto posteggiare davanti ai passi carrali con relative lamentele. Così ho chiesto a un mio amico di accompagnarmi, di modo che lui potesse spostare l'auto. Sono andato a prenderlo al Baretto». Dove, dopo un'ora, l'ultrà è ricomparso. Ma stavolta è stato visto entrare nel locale.

«Solo un paio di minuti per vedere in tv che cosa faceva l'Atalanta - ha giurato -. È stata una curiosità da tifoso, e l'ho pagata cara». L'avvocato Federico Riva ha chiesto e ottenuto per lui la scarcerazione senza altre misure (resta l'obbligo di firma per la diffida), bollando l'«impresa» di Palafreni come un gesto non grave, perché «la ratio del Daspo è di evitare scontri, ma domenica non c'erano tifosi laziali». Processo rinviato a marzo e ultrà di nuovo libero.

Il comunicato dei tifosi
In un comunicato diffuso davanti alla Questura i supporter hanno tra l'altro voluto sottolineare che «la salvezza dell’Atalanta è un obiettivo che non solo i tifosi, ma tutta la città intende raggiungere». Per questo - hanno scritto al questore Matteo Turillo - non giovano «inutili tensioni» e neppure l'«accanimento nei confronti della Nord». «Possibile - si chiedono - che nella nostra provincia il problema di sicurezza e ordine pubblico affrontato con più “solerzia” sia quello degli striscioni allo stadio o dei diffidati in visita al baretto».

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