Bergamo, 3 tonnellate di hashish
sequestrate dalla Gdf: 16 arresti

Tre tonnellate di hashish e 7,5 chili di cocaina sono stati sequestrati dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Bergamo: con questa operazione, chiamata Map, la Guardia di finanza ha sgominato un'articolata organizzazione che si occupava del traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

L'indagine era partita alla fine del 2007: la droga sequestrata proveniva da Spagna, Francia, Olanda e Marocco. Sono state eseguite sedici ordinanze di custodia cautelare in carcere: il blitz è scattato nelle scorse ore e ha portato in manette 14 marocchini e due italiani, ritenuti i responsabili del gruppo criminale.

Ma non è tutto, visto che altre 53 persone risultano indagate per traffico internazionale e spaccio di stupefacenti. Tre distinti filoni hanno caratterizzato l'attività di inchiesta - coordinata dalla Procura della Repubblica di Bergamo - che è partita dopo il controllo di alcuni extracomunitari che da tempo avevano stabilito la loro base in provincia di Bergamo.

Per rintracciare tutti i responsabili, i militari della Gdf si sono serviti anche di numerose intercettazioni telefoniche: sono state ascoltate oltre 300.000 conversazioni. La droga era diretta - secondo quanto accertato - non solo in terra bergamasca ma anche nelle province di Milano, Novara, Torino, Verona e Firenze.

Per l’hashish il nome in codice della banda era ”cartone”, che corrispondeva a una confezione compatta del peso di circa 30 chili di panetti sigillati nel cellophane e ricoperti da tela di juta intrisa di cherosene allo scopo di disturbare l’olfatto dei cani antidroga. L’unità di misura della cocaina era invece espressa con le parole ”bambine” o ”ragazze”: il numero indicava i chilogrammi di droga.

Ai vertici della banda c'erano i fornitori della droga, residenti in Marocco, Spagna, Francia ed Olanda: persone che, nella maggior parte dei casi, erano già state condannate per stupefacenti in Italia e costrette a recarsi all’estero. Gli acquirenti sono stati individuati in città diverse (tra cui Bergamo, Milano, Novara, Torino, Verona, Firenze), a capo di piccoli gruppi criminali operanti a livello locale sempre nella vendita di droga.

Tra fornitori e clienti agivano i corrieri, che operavano normalmente in nuclei di tre, quattro persone (in qualche caso addirittura otto) per operazione, ben organizzati e con compiti definiti: accanto a chi aveva l’incarico di trasportare il carico di droga importato in Italia c’era chi si occupava della sicurezza del viaggio, verificando lungo il tragitto l’eventuale presenza di pattuglie delle forze dell'ordine.

Le modalità di trasporto variavano a seconda del tipo di stupefacente: l’hashish, movimentato in grossi quantitativi, veniva occultato nei portabagagli di autovetture o nel cassone di autoarticolati per trasporti internazionali, nascosto da merce di copertura di scarso valore (ad esempio confezioni di fiori). La cocaina era invece abilmente inserita all’interno di vani e intercapedini ricavate su veicoli appositamente modificati.

I prezzi: l’hashish veniva acquistata in Marocco a un costo compreso tra i 1.200 e i 1.600 euro al chilogrammo, a seconda della qualità; in Italia la droga veniva rivenduta all’ingrosso ad un prezzo di circa 1800 euro al chilo, per giungere al consumatore al prezzo di circa 10 euro al grammo. La cocaina veniva invece acquistata in Olanda a un prezzo variabile, in base alla qualità, tra i 35.000 ed i 40.000 euro al chilogrammo. Il costo per il consumatore finale era pari a circa 50 euro per una dose da 0,5 grammi di cocaina molto meno pura per effetto del taglio con varie sostanze (talco, mannite, lattosio).

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