Istruzione per gli adulti
parte un nuovo centro

Bergamo avrà un secondo Cpia, i centri provinciali per l’istruzione degli adulti e la scuola bergamasca non subirà ulteriori dimensionamenti. La notizia, che diventerà ufficiale il 3 febbraio con la delibera di Regione Lombardia, è stata anticipata dal segretario provinciale della Cisl scuola, Vincenzo D’Acunzo, nel corso del convegno dedicato all’avvio della riforma della scuola superiore, relatori Vanni Stroppa e Ivana Sacchitello.

I Centri provinciali ridisegnano i vecchi centri Eda (Educazione degli adulti) nati per permettere il raggiungimento della licenza media e successivamente diventati punto di riferimento soprattutto per gli stranieri che desiderano imparare l’italiano e rimettersi in corsa nel sistema formativo del Paese d’immigrazione. La nuova articolazione, meno dispersiva, prevede un’unica dirigenza che, per Bergamo, era già stata individuata presso l’Istituto professionale Cesare Pesenti. Presumibilmente il secondo Cpia dovrebbe essere localizzato in pianura.

Sulla riforma delle scuole superiori, la posizione della Cisl scuola è che una riforma non era rimandabile: questa non è quella giusta, ma, realisticamente, ormai esiste e si deve procedere «per ridurre i danni». La parte più positiva, ha sottolineato D’Acunzo, potrebbe essere il passaggio a una metodologia d’insegnamento laboratoriale più aderente ai tempi e alle esigenze dei ragazzi, ma questo significa – ha chiarito – robusti investimenti del Ministero per la formazione degli insegnanti, investimenti dei quali, per ora, non c’è l’ombra.

«Ora parte un corso di formazione organizzato dall’Ufficio scolastico provinciale – osserva D’Acunzo – un’iniziativa apprezzabile, finanziata con i risparmi degli anni scorsi dell’Usp, ma che non può certo bastare». L’impianto della riforma è di restaurazione: «Il progetto conservatore è evidente – osserva D’Acunzo – ed è rafforzato dall’arretramento sull’obbligo scolastico. La Cisl ritiene che una buona scuola non possa essere fatta senza organico potenziato, unitarietà del primo biennio, revisione delle classi di insegnamento, riordino degli indirizzi senza massacri inutili.

Per Vanni Stroppa i dati sono: 8 miliardi di euro di risparmio derivanti dai tagli di personale senza reinvestimenti; un quadro orario ridotto a 27/30 ore di scuola per le prime classi ma contestualmente a 32/34 ore anche per le classi restanti del vecchio ordinamento (per recuperare i soldi previsti dall’avvio biennale, ora tramontato) un’autonomia apparentemente molto larga nella definizione del quadro orario, ma di fatto limitata da moltissimi vincoli tecnici. «C’è contraddizione tra l’obiettivo dichiarato di una miglior formazione per i giovani e il mantenimento delle vecchie discipline impoverite».

D’altra parte le ore di insegnamento saranno di 60 minuti e non di 50 (escamotage usato per far stare più materie nello stesso tempo scuola), e il tempo dovrà essere recuperato: si tratta di circa 100 ore di insegnamento/anno per docente.

Per quanto riguarda la riforma della classi di concorso (rimandata di un anno, partirà nel 2011-2012) a Bergamo, ha spiegato Ivana Sacchitello, per la tipologia delle scuole presenti, potrebbero risentirne i docenti di Storia dell’arte/Disegno e Storia del costume/Disegno che saranno accorpate e spariranno dagli Istituti professionali; della classe A050 (Italiano e storia) ora presente agli istituti derivanti dal vecchio magistrale: liceo linguistico e psicopedagogico; le classi 36/37 (Filosofia, psicologia, pedagogia) accorpate, la 47 (Matematica), 48 (Matematica applicata) e la 49 (Matematica e fisica) che vengono ridisegnate; la 16 (Costruzioni e toponomastica). Diritto (19) diventa opzionale. A rischio anche la 71, Disegno nel biennio degli Istituti tecnici.
S. P.

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