«Welfare community»
Paleari lancia l'appello

«Un esperimento di welfare community che si affianchi al welfare state». E' la proposta che il rettore dell'Università di Bergamo, Stefano Paleari, ha rivolto a tutta la città dal palco del Teatro Donizetti, dove per la prima volta si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell'Anno Accademico universitario.

«Le scelte dello Stato in materia di finanziamento dell'Università e il sottofinanziamento del nostro ateneo - ha spiegato Paleari - consentono alla territorialità di valorizzare direttamente la loro Universiotà. Dal momento che un ateneo svolge un servizio pubblico con elevate ricadute slla collettività, ci sno le codnizioni per un esperimento di welfare community che si affianchi al welfare state. Perchè a livello regionale non proporre con coraggio la logica dei costi standadr per studente, un asorta di Drg sanitario applicato all'Università? le risorse impegnate potrebbero in una prima fase compensare gli squilibri del finanziamento statale e, successivamente, costituire la seconda gamba del finanziamento all'Università in una logica al tempo stesso unitaria e federale».

«Questo territorio - ha proseuito Paleari - ha le risoerse per andare nell'auspicata direzione. la bravura del suo tessuto imprenditoriale, nell'industria e nei ervizi, malgrado la crisi in atto ha difeso i livelli di accumulazione esistebnti; essi possono trovare un'opportunità di impiego che porti alla valorizzazione delle arti e delle scienze. La tradizione non dovrebbe mancare altrimenti non saremmo il Paese al mondo con la maggior concentrazione di bellezze artistiche e architettoniche».

Ma le proposte di Paleari alla città non finiscono qui. «Anche la nostra Università ha acquisito valore negli anni non solo per i suoi numeri ma perché si è ritagliata un ruolo nuovo nella sua comunità, perché può partecipare ai grandi cambiamenti che stiamo vivendo. Voglio dirlo con chiarezza e con umiltà. Contiamo su una borghesia illuminata che non si rassegni all’idea che solo le elite potranno spostarsi liberamente e scegliere le migliori università per i loro figli. Quella stessa borghesia che, agli albori dell’unità d’Italia ha unito spirito imprenditoriale e responsabilità sociale e che vedete ad esempio rappresentata nelle storie lombarde di Giovanni Battista Pirelli, Carlo Erba, Francesco Brioschi e Nicolò Rezzara. Figure con origini e preparazioni molto differenti, ma unite dalla convinzione che un Paese cresce quando le minoranze fortunate si fanno carico dell’enorme responsabilità sociale che sanno di avere».

«Si fa un gran rumore sulla messa in discussione degli attuali meccanismi di governance dell’Università italiana e in particolare l’apertura a soggetti privati del consiglio di amministrazione dell’Università. Già oggi, tuttavia, nel nostro Statuto è prevista questa possibilità per i soggetti che si impegnano a contribuire in misura non marginale al bilancio dell'Università. Un rapporto istituzionale e forte richiede ovviamente trasparenza. Noi offriremo in tal senso la massima trasparenza sull’impiego di tutte le risorse. Abbiamo voluto darvi una sintesi nella breve brochure del nostro bilancio e della nostra organizzazione. Lo faremo sempre di più e senza indugio, anche facendo chiarezza in una contabilità pubblica di difficile leggibilità».

«Credo che il nostro territorio corra un serissimo rischio di marginalizzazione se non vive in modo attivo questi processi che, come evidenziavo all’inizio, avvengono con inedita rapidità. Per evitarlo occorre costruire una sorta di “microclima” capace di attrarre talenti e risorse e trasformare un potenziale punto di debolezza in elementi di distinzione. Si tratta di vincere una scommessa in una città oggi di frontiera».

«Nel concludere questa mia relazione voglio farvi dono di alcune parole pronunciate nel 1876 dal rettore dell’Università di Pavia, prof. Corradi (48), in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico: “Non male dunque si chiuse l’anno scolastico, e con buoni auspici s’apre il nuovo: quanto venne fatto e quanto farassi sarà di vantaggio a Voi, ottimi giovani che qui agli studi convenite…..Adempiendo a un dovere, procacciate a voi stessi il maggiore de’vantaggi, la scienza educata a bontà ed a virili propositi…. Se non che le istituzioni scientifiche non si mantengono in onore, o non si fanno rifiorire con unico provvedimento: tutto deve cospirare alla grandezza della scuola, ed a formare intorno ad essa un ambiente che secondi l’opera del maestro, corrobori ed assicuri il frutto delle sue fatiche. E quest’ambiente deve farlo la città, mai dimenticando che il cuore della sua vita è dentro queste mura. Io non posso qui dire come e in quanti modi Pavia debba prender parte nel conservare e difendere la Università, nell’accrescerne lo splendore: io non ho autorità per dare consigli, né incarico di riferire gli altrui. Solo vo’ dire che ora più che mai simile opera deve farsi sentire: non per colpa di questo o di quell’uomo, ma per effetto di più alti avvenimenti, per una stessa naturale propensione vediamo accentrarsi nelle città principali la vita pubblica, e con essa le arti, gli studi, i negozi: forse col tempo codesta tendenza potrà essere corretta; ma intanto c’è, e le città inferiori hanno da sostenere la lotta, dura tanto da quasi doverla dire lotta dell’esistenza…. Oh! Fortunata la città, che provvedendo a sé stessa, provvede insieme Inaugurazione Anno Accademico 2009/2010 Bergamo, 1° febbraio 2010 all’incremento della scienza, al bene del paese, all’onore e alla dignità dell’intiera nazione”».

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