Almè, crollo delle nascite: -23%
«Il cellulare ha sostituito i fratelli»

Il sindaco di Almè, Bruno Tassetti, è preoccupato per la natalità del suo paese che cavalca, suo malgrado, un trend negativo. Questi i dati: nel 2008 sono nati 58 bambini su 5.731 (1,01%) abitanti mentre nel 2009, su 5.729 abitanti, le nascite sono calate a 45 bambini (0,78%). «In un solo anno - spiega Tassetti - abbiamo perso ben il 23% di natalità. In pratica nel paese che amministro viene alla luce, mediamente, un bambino ogni 127 abitanti. Se andiamo avanti di questo passo tutto ciò porterà gravi problemi alla mia collettività».

I dati in mano al sindaco sono dettagliati e permettono ragionevoli confronti. Tra il 1965 e il 1975 nasceva, in media, un bambino ogni 31 abitanti. «Con mia grande meraviglia - nota Tassetti - abbiamo perso ben il 400% di natalità. È un dato choccante che apre scenari desolanti per il futuro. Non è che finora ho vissuto in un altro mondo e solo oggi mi accorgo del calo dei parti, ma adesso la diminuzione è vertiginosa, e se non si arresterà, tra qualche anno trasformeremo la scuola materna, le scuole elementari e le medie in centri e ricoveri per anziani».

Tassetti mette le mani avanti contro possibili ed erronee interpretazioni del suo pensiero. «Non mi si fraintenda - prosegue il sindaco -. Gli anziani sono benvoluti e facciamo il possibile perché ad essi vengano assicurate tutte le migliori cure ed attenzioni affinché godano di una serena e dignitosa vecchiaia. Ma il futuro sono i figli».

Tassetti si chiede il perché di questa penuria generazionale e lancia il suo «j'accuse» verso una cultura genitoriale «poco consapevole dell'importanza della paternità e maternità responsabile. Tassetti non si nasconde dietro un dito. Riconosce che le istituzioni potrebbero fare di più e meglio. Ma contemporaneamente si chiede: «Ma non è forse vero che quarant'anni fa gli enti locali non godevano di miglior salute o, addirittura, non esistevano proprio? E come mai nonostante avessimo meno cibo, vestiti, divertimenti e denaro attorno al tavolo c'era più vita nonostante ci fossero più bocche da sfamare?».

Il sindaco, al suo secondo mandato consecutivo sostenuto da una lista civica di centrosinistra, è consapevole, che pur nella limitatezza materiale delle famiglie di un tempo, queste nutrissero il pensiero che quando i numerosi figli fossero diventati genitori sicuramente avrebbero concesso loro molto più di quanto avessero avuto. «Peccato - riprende Tassetti - che abbiamo confuso il vero significato della parola "avuto". La moto, i vestiti firmati, le vacanze trendy, l'ultimo cellulare superaccessoriato, il computer e la macchina hanno sostituito i fratelli, l'oratorio, la piazza e i sogni di una progettualità. Abbiamo rifiutato di fare i genitori per diventare i "migliori amici" dei nostri figli, esaudendo ogni loro richiesta, eliminando dal nostro vocabolario la parola "no", quella che accresce maggiormente un figlio».

Le conseguenze per Tassetti sono sconfortanti. «I figli a trent'anni sono ancora in casa, intraprendono relazioni affettive che durano fino a quando si accorgono che amare è anche un impegno giornaliero. Noi vorremmo che costruissero una famiglia. Ma come è proponibile se a casa abbiamo sempre fatto trovare loro tutto pronto quando invece nella vita di coppia dovranno, entrambi, assumersi impegni reciproci». «Quindi – conclude – con un senso della vita orientato all'individualismo a tutti i costi avere un figlio diventa un peso insostenibile». Infine un consiglio da sindaco e da padre che parte tra le mura domestiche: «In casa i figli devono dare il loro contributo perché non sono ospiti. Solo così impareranno a responsabilizzarsi».
Bruno Silini

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