È morto all'ospedale di Monza
lo scialpinista travolto sul Grem

È morto nel tardo pomeriggio di lunedì 8 febbraio, all'ospedale San Gerardo di Monza, Stefano Mangili, il 45enne scialpinista di Bergamo travolto domenica da una valanga scesa sul versante Ovest del Monte Grem, a Oltre il Colle, in Valle Serina. Le sue condizioni, già gravissime, sono ulteriormente peggiorate attorno alle 17 per poi non lasciare più spazio alla speranza.

L'uomo, manager del gruppo MediaWorld, lascia nel dolore la moglie Miriam e due figli, uno di 13, Luca, e Tommaso di 10 anni. Con la famiglia, Stefano Mangili risiedeva in Città Alta, in via Fara.

Già i due bollettini medici diffusi dall'ospedale nella giornata di lunedì (uno al matino, l'altro al pomeriggio) parlavano di «condizioni del paziente estremamente gravi». Ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva Cardiochirurgica del San Gerardo, è rimasto collegato alla circolazione extracorporea per la sostituzione della funzione cardiorespiratoria e per il progressivo riscaldamento fin dal suo arrivo in ospedale. L'uomo era stato portato domenica al San Gerardo dall'elisoccorso del 118 in arresto cardiocircolatorio, con una temperatura di 15 gradi.

Le modalità con cui si è verificato l'incidente sono ancora tutte da chiarire e sono al vaglio dei carabinieri di Serina, competenti per zona. Dalle prime informazioni raccolte sembra che lo scialpinista, residente a Bergamo in Città Alta, facesse parte di un gruppo di amici che domenica mattina, approfittando della bella giornata di sole, ha raggiunto la località sciistica per un'uscita sul Grem. A un certo punto l'uomo ha deciso di staccarsi dal gruppo insieme a un altro amico e di percorrere una via alternativa. È stato proprio il compagno d'avventura a richiedere i soccorsi dopo aver visto una valanga investire Mangili.

«La valanga – spiega Renato Ronzoni, del Soccorso alpino di Clusone – sembrerebbe essersi staccata verso le 12,30, così come è stato riferito dall'amico del travolto. Il 118 ci ha allertato dell'investimento verso le 14,30. A quel punto abbiamo inviato sul posto la prima squadra, arrivata sul punto indicato tramite l'elisoccorso. Nel frattempo sono state allertate tutte le sette squadre che fanno parte della Sesta delegazione orobica. Per prime sono arrivate quelle più vicine, Oltre il Colle, Valbondione e Clusone, supportate da tre unità cinofile delle quali una elitrasportata perché di base a Orio al Serio, da dove è partito il velivolo. In totale sono stati circa una ventina i volontari impegnati sull'intervento, sette dei quali si trovavano sulla valanga».

«L'uomo investito dalla valanga – spiega ancora Ronzoni – è stato ritrovato sotto uno strato di circa due metri di neve, purtroppo in forte ipotermia. Fondamentale per il ritrovamento è stato l'aiuto portatoci dal cane da ricerca, che ha effettivamente fiutato la presenza dell'uomo sotto la neve». È stato Black, infatti, pastore tedesco di otto anni, che ha marcato il luogo e cominciato a scavare e abbaiare per indicare ai volontari il punto esatto sotto il quale si trovava Mangili. A quel punto i soccorritori hanno lavorato con le sonde e le pale.

«Alle 15,20 sono cominciate le indagini approfondite sul posto – spiega Nadia Tiraboschi, volontaria del Soccorso alpino e residente di Oltre il Colle – che alle 15,45 ci hanno portato al ritrovamento di una racchetta da sci della persona dispersa. Alle 15,59, grazie al supporto del cane impegnato anche lui nelle ricerche, è stato individuata la posizione dell'uomo. Eravamo a 1.310 metri di altitudine. A quel punto è stato fatto arrivare l'elisoccorso con a bordo il medico, che, una volta calato col verricello, ha praticato la rianimazione al paziente per circa 30 minuti, dopodiché è stato portato a bordo del velivolo e trasportato all'ospedale San Gerardo di Monza in codice 3, ovvero un codice rosso».

La valanga si è staccata a quota 2.000 metri, ed è scesa fino a quota 1.300, con un fronte di 200 metri e un accumulo di neve lungo il canalone di circa 400 metri. Dal 118 arrivano notizie critiche sullo stato di salute dell'uomo. Secondo i parametri che sono stati rilevati dal 118 al recupero dell'infortunato, lo scialpinista si trovava in uno stato di cosiddetta «morte apparente», ovvero non aveva né attività cardiaca né respiratoria. La sua temperatura corporea era di soli 15 gradi centigradi, ben al di sotto della metà della temperatura corporea di una persona in salute.

L'uomo era dunque in arresto cardiaco causato dall'ipotermia: in questi casi il paziente viene trasportato in una struttura ospedaliera per tentare il riscaldamento in extracorporea. La temperatura corporea viene portata ad almeno 28 gradi nella speranza che riprendano autonomamente le attività vitali, tecnicamente come se si fossero «congelate» per il brusco abbassamento della temperatura ambientale.

In paese sono in molti a dire che la stessa valanga era già scesa verso le 9,50, ma non c'è nulla di certo: «Potrebbe essere stato – spiega Renato Ronzoni – una sorta di "primo tempo" della stessa valanga che, scesa in un "secondo tempo", verso le 12,30, ha investito lo scialpinista bergamasco. Quel che è certo è che l'ultima nevicata non ha legato bene con la neve già caduta e questo fattore ha aumentato il rischio valanghe».

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