Una bergamasca fra gli arrestati
per un traffico illecito di rifiuti

Anche una donna bergamasca è stata arrestata, ed è finita ai domiciliari, nell'ambito della vasta operazione contro il traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi, smantellata dal Noe di Grosseto: il traffico aveva diramazioni in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Campania, Lazio, Abruzzo e Sardegna.

In totale sono stati eseguiti 17 arresti, 6 in carcere e 9 agli arresti domiciliari, tra legali rappresentanti, presidenti di cda, direttori generali, responsabili tecnici, soci, responsabili di laboratorio, chimici e dipendenti delle società coinvolte. La donna bergamasca, sulle cui generalità non sono stati forniti ulteriori dettagli, è stata arrestata a Grosseto.

Complessivamente - spiega il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente in una nota - nell'ambito dell'operazione Golden Rubbish sono state denunciate all'autorità giudiziaria 61 persone, responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, omicidio colposo, lesioni personali colpose, incendio, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di rifiuti, falsità in registri e notificazioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

L'indagine è partita da uno stralcio della Procura della Repubblica di Napoli concernente la movimentazione dei rifiuti prodotti dalla bonifica del sito contaminato di Bagnoli e si è sviluppata in Toscana, individuata quale destinazione finale dei rifiuti. Il fulcro una società di intermediazione maremmana, proprietaria anche dell'impianto di trattamento a Scarlino, dove venivano gestiti illecitamente anche rifiuti pericolosi ma privi di alcuna analisi preventiva o caratterizzazione, riportanti codici per rifiuti non pericolosi.

Il traffico di rifiuti accertato negli ultimi anni è stato stimato in circa un milione di tonnellate, con un lucro di svariati milioni di euro ed un consistente danno all`Erario, per l`evasione dell`ecotassa, oltre, naturalmente, ai gravi danni provocati all`ambiente. Nell'ambito dell'indagine figura anche l'accusa di omicidio colposo: nell'impianto di Scarlino venivano gestiti come non pericolosi rifiuti invece altamente pericolosi e infiammabili, a causa di tale illecito smaltimento e in particolare della triturazione non corretta di circa 100 tonnellate di bombolette spray nell'impianto si verificò un'esplosione che causò la morte di un operaio e il ferimento di un altro.

Nel giugno del 2008 infatti la cronaca riporta l'esplosione ad un'azienda di Scarlino dove un operaio romeno di 47 anni sposato e con un figlio,morì investito dalle lamiere in fiamme, mentre un uomo di 60 anni di Livorno rimase gravemente ferito. E l`incendio provocò su tutta Scarlino una nube tossica prodotta dalla combustione.

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