Mornico, il fratello della vittima:
«voglio solo riportare a casa Aziz»

«Per ora preferisco non dire nulla, l'unica mia preoccupazione in questo momento è quella di poter riportare a casa mio fratello». Non se l'è sentita di parlare martedì a Zandobbio Mohamed Amiri, il fratello maggiore di Aziz Amiri, diciottenne marocchino morto sabato sera a Mornico durante un controllo antidroga in borghese dei carabinieri del nucleo operativo di Bergamo.

Il ragazzo ucciso, clandestino in Italia da circa due mesi, era su una Peugeot 206 in sosta con un connazionale ed è stato colpito da un proiettile partito accidentalmente dalla pistola d'ordinanza di un carabiniere che proprio col connazionale – poi fuggito – avrebbe avuto una colluttazione.

Gli inquirenti lunedì sono riusciti a identificare la vittima, che non aveva i documenti e non era mai stato controllato dalle forze di polizia, proprio grazie al fratello Mohamed che è regolare e fa l'operaio: l'uomo si era presentato alla caserma dei carabinieri di Calcinate e aveva denunciato la scomparsa del fratello che sabato sera non era tornato a casa.

I militari l'hanno invitato a ripresentarsi per il riconoscimento della vittima, sul cui corpo sarà eseguita l'autopsia mercoledì mattina (10 febbraio) nella camera mortuaria del cimitero di Bergamo, dove la salma è custodita a disposizione del pm Maria Mocciaro dal giorno della tragedia.

L'esame autoptico, insieme alla perizia balistica che probabilmente verrà condotta nel corso delle indagini, servirà a ricostruire con maggior precisione la traiettoria del proiettile: la pallottola calibro 9 partita dalla «Beretta» dell'appuntato, a quanto ricostruito fino ad ora, avrebbe raggiunto il giovane marocchino sul lato sinistro del torace, uscendo poi dal lato destro e perforando il sedile sul lato passeggero prima di fermarsi nella portiera posteriore destra dell'auto.

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