Confessa il furto al prete
e restituisce il maltolto

Come sia andata nei dettagli la vicenda, è un po' un mistero. Anzi, un segreto. Proprio come quello raccolto in confessionale: tant'è che proprio da un confessionale pare sia partita la riconsegna di numerosi oggetti sacri rubati da un ladro, ora pentito, in parecchie chiese del Cremonese e anche della Bergamasca. È così che a Mozzanica sono tornati un calice e una corona sottratti anni fa. La vicenda è già balzata all'attenzione della stampa nazionale, ma i dettagli sono pochi: gli inquirenti, intervenuti per seguire la restituzione, mantengono il riserbo.

Un riserbo stretto. Proprio perché parte delle informazioni sarebbero state acquisite durante la confessione in una chiesa (quale, e di che provincia, non è stato specificato). Lui, topo di sagrestia, da anni imperversava a destra e a manca sottraendo oggetti sacri di valore nelle chiese a scavalco fra la Bassa e il Cremonese. Anni in cui gli oggetti sono rimasti in mano sua. Poi la decisione. Il tentativo di rimettersi a posto la coscienza, il pelo sullo stomaco messo a dura prova dai sensi di colpa. E la confessione, in una parrocchia forse scelta a caso, forse no, con consegna a domicilio.

Dentro ai sacchi, un sostanzioso numero di oggetti sacri rubati. Perché il ladro fa ammenda, ma cura pure il dettaglio, «incaricando» il confessore di fare in modo che il maltolto ritorni agli aventi diritto, alle parrocchie. Così, secondo quanto ricostruito, l'uomo fornisce alcune indicazioni sui luoghi di provenienza del materiale, con la richiesta precisa: sia rimesso tutto a posto. Poi sparisce. Sul come e sul quando tutto questo sia accaduto, nulla è dato di sapere. Certo è che nella faccenda sono poi entrati carabinieri.

Nelle loro mani, oltre alla refurtiva, le indicazioni fornite dal «malvivente pentito». Oggetti e parole, immagini e ricordi di colpi effettuati chissà dove e chissà quando. I carabinieri ci provano, a ricostruire. Nella gran parte dei casi, però, le informazioni non si sono mostrate sufficienti: troppo vaghe le descrizioni, troppo confusi i passaggi sul periodo del furto. Quindi è partita un'operazione certosina, con gli inquirenti impegnati a contattare numerosi parroci del Cremasco e del Cremonese e poi, via via, anche della Bassa bergamasca. Proprio in queste zone, infatti, si erano avuti ripetuti furti negli anni.

Man mano che veniva individuata la chiesa derubata, i militari hanno iniziato ad acquisire la copia della denuncia (se già presentata) oppure a sentire formalmente il sacerdote responsabile, chiedendo di riconoscere gli oggetti sacri e, dopo la conferma, provvedendo alla loro restituzione. Così quasi tutti i pezzi rubati dal ladro pentito sono stati riconsegnati alle parrocchie. In terra orobica, appunto, è accaduto anche a Mozzanica. Sembra infine che solo due candelabri non siano ancora stati rivendicati: potrebbero provenire da cappelle cimiteriali della zona compresa tra Pianengo e Soncino. Consegnati quelli, il ladro pentito avrà la coscienza a posto. Forse.

Anna Gandolfi

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