Lo scoppio di Gorle nel 2009
Il pm chiede il proscioglimento

Proscioglimento dalle accuse per vizio totale di mente al momento del fatto contestato: è stata concorde la richiesta avanzata mercoledì mattina nelle conclusioni finali di accusa e difesa nel procedimento in udienza preliminare a carico di Sergio Pulcini, 54 anni, accusato di aver provocato l'esplosione della sua abitazione in via Quasimodo a Gorle, causando così la morte di Elsa Zappella, insegnante di 50 anni.

L'episodio risale al 2 gennaio del 2009, quando, secondo gli accertamenti fatti eseguire dal pubblico ministero Anna Sessa, Sergio Pulcini aveva messo in atto un tentativo di suicidio: nella sostanza il cinquantaquattrenne, difeso dagli avvocati Marco tropea e Anna Marinelli, avrebbe aperto il gas metano nella propria abitazione, tentando appunto di togliersi così la vita. La saturazione del gas però ad un certo punto era sfociata in una forte esplosione, che oltre alla villetta di Pulcini aveva sventrato un altro edificio adiacente.

L'uomo era stato indagato per omicidio colposo, disastro doloso e morte in conseguenza di altro reato: il pubblico ministero aveva disposto il trasferimento di Pulcini nel reparto di Psichiatria degli ospedali Riuniti, chiedendo al giudice delle indagini preliminari Patrizia Ingrascì un incidente probatorio: l'obiettivo era quello di accertare la capacità di intendere e di volere dell'indagato.

L'incarico di effettuare una perizia psichiatrica era stato quindi assegnato al dottor Massimo Biza, e la difesa aveva nominato come proprio consulente il dottor Giacomo Filippini. I due esperti, a maggio del 2009, avevano presentato le loro conclusioni, assolutamente concordi: Sergio Pulcini sarebbe stato totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Il pm martedì in udienza ha chiesto il proscioglimento dai reati contestati per infermità mentale al momento del fatto. T.T.

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