E' morto il 25enne bresciano
travolto dalla valanga a Colere

Si sono spente le speranze di salvare la vita di Sergio Pennacchio, il 25enne bresciano travolto dalla valanga staccatasi nel primo pomeriggio di venerdì tra il rifugio Cima Bianca e il rifugio Albani, in Comune di Colere. Il giovane è morto agli Ospedali Riuniti, dove vi era giunto ieri poco dopo le 20,30 in condizioni ormai compromesse per essere stato sottoposto a «riscaldamento termico» attraverso la circolazione extra corporea nella speranza di rianimarlo.

LA TRAGEDIA
L'uomo era rimasto sotto la neve per almeno due ore, tra le 15, ora in cui è scesa la valanga, e le 17, ora in cui è stato estratto dagli uomini del Soccorso Alpino e del Corpo Volontari Presolana. Portato al Cima Bianca per i primi soccorsi, il giovane - in stato di «morte apparente da ipotermia accidentale grave» - era poi stato trasportato a Colere con gli impianti di risalita e da qui trasferito con un'ambulanza all'ospedale di Piario, dove era stato sottoposto ad un esame del sangue per quantificare la concentrazione di potassio nel sangue, in poche parole per capire se per lui ci fossero ancora speranze di strapparlo alla morte oppure no.

I SOCCORSI
La centrale del Soccorso Alpino della 6ª Delegazione orobica, con sede a Clusone, aveva ricevuto l'allerta dal 118 di Bergamo alle 15.22 per una valanga scesa tra il rifugio Cima Bianca e il rifugio Albani, su un fronte di circa 100 metri. Le prime segnalazioni parlavano di una persona travolta mentre si trovava a bordo di una motoslitta e di un superstite, poi rivelatasi essere - come del resto il Pennacchio - un collaboratore dei gestori del rifugio Albani. Si tratta di una giovane donna, - Giulia Visinoni, 25 anni, di Rovetta - la prima a dare l'allarme di quanto accaduto.

Il 118 aveva fatto alzare in volo l'elicottero dell'elisoccorso, ma in Presolana le condizioni meteo erano talmente avverse da costringere il velivolo ad atterrare alla base di Clusone. Dall'elisoccorso era stata fatta scendere l'equipe medica che si era poi diretta sul luogo della valanga con una jeep, mentre sull'elicottero erano stati fatti salire tre tecnici del Soccorso Alpino e altrettanti cani dell'unità cinofila, atterrati poco dopo a Castione, da dove avevano proseguito anch'essi in jeep fino alla base degli impianti di risalita di Colere.

TROVATO DAI CANI ANTIVALANGA
Da qui, raggiunti successivamente dall'equipe medica, si erano diretti al rifugio Cima Bianca utilizzando gli impianti di risalita e poi, a piedi, al punto esatto della valanga. I cani avevano trovato il 25enne sepolto sotto la neve attorno alle 17, ora in cui sono iniziate le operazioni per riportarlo in superficie. Una volta estratto dalla neve, il Pennacchio era stato portato al rifugio Cima Bianca dove era stato sottoposto ad un primo tentativo di rianimazione. L'uomo era già in stato di morte apparente, ma i soccorritori non si sono dati per vinti decidendo di trasportarlo al più vicino ospedale per verificare se fosse stato ancora possibile strapparlo alla morte. Da qui il trasferimento, con gli impianti di risalita, al paese di Colere e il trasporto in ambulanza all'ospedale di Piario per valutare la concentrazione di potassio nel sangue.

DA PIARIO AI RIUNITI
Tale concentrazione del potassio, seppur al limite, è stata ritenuta compatibile con un ulteriore ed estremo tentativo per salvare la vita dell'uomo, sottoponendolo a «riscaldamento termico» attraverso la circolazione extracorporea, tecnica che solo gli Ospedali Riuniti di Bergamo sono in grado di effettuare.

Il giovane bresciano era stato dunque trasferito all'ospedale di Bergamo nell'estremo tentativo di salvargli al vita. Ai «Riuniti» era arrivato alle 20.45: portato subito in sala operatoria, il Pennacchio era stato attaccato alla macchina per la circolazione extracorporea (la «cec») attorno alle 21.30. I protocolli prevedono che l'uomo venga staccato dalla «cec» una volta che la temperatura del sangue sia stata riportata alla normalità (tra i 36 e i 37 gradi centigradi).  A operazione conclusa (dopo quattro o cinque ore di circolazione extracorporea), l'uomo è stato trasferito in terapia intensiva, ma il suo cuore non è più ripartito.

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