Lizzola, sotto la valanga
in tre escono indenni

Tre scialpinisti sono stati investiti ieri mattina da una valanga scesa dai pendii Ovest del Rambasì. I tre sono subito stati estratti incolumi dalla massa nevosa, che li aveva in parte seppelliti mentre risalivano la montagna, da responsabili e soccorritori delle piste della stazione invernale.
«È scesa una valanga nella parte alta delle piste di Lizzola, ho l'impressione che due persone siano stati travolte»: così, uno sciatore, che verso le 11,45 stava salendo in funivia, ha lanciato l'allarme col telefono cellulare. Dal 118 di Orio al Serio è stato subito allertato il centro operativo «Rino Olmo» di Clusone del Soccorso alpino orobico.

La notizia si è subito diffusa in alta Valle Seriana suscitando ansia e apprensione. E in tanti hanno pensato al giovane che ha perso la vita venerdì, travolto da valanga nei pressi del rifugio Albani, in Valle di Scalve . E anche allo sciatore di Villa d'Ogna che, il 7 febbraio, proprio a Lizzola, sciando fuori pista, era stato investito da una valanga, salvandosi miracolosamente grazie al pronto intervento dei suoi compagni di sciata.
L'abbondanza di neve fresca in quota (oltre 50 centimetri sui 2.000 metri) e la mancata adesione con lo strato sottostante, sconsigliavano e sconsigliano ancora oggi il fuoripista.

I bollettini meteo, infatti, indicavano sulle Orobie, pericolo marcato di valanghe (grado quattro su una scala di cinque). Tanto è vero che, per prudenza, nella stazioni invernali dell'alto Serio, alcune piste sono state interdette agli sciatori.

Scattato l'allarme, due elicotteri del 118, da Sondrio e Orio al Serio, con tecnici del Soccorso alpino a bordo e unità cinofile, hanno trasportato sul luogo indicato una trentina di soccorritori delle stazioni di Valbondione, Clusone, della media Valle Seriana (Gazzaniga), così come due carabinieri del soccorso alpino della compagnia di Clusone.

Il tutto coordinato dal nuovo responsabile della Delegazione orobica del soccorso alpino, Renato Ronzoni e dal suo vice, Mattia Tanza. Sul posto anche i carabinieri di Ardesio.

«Tutti i soccorritori – ha affermato Francesco Olivari, responsabile della stazione di Valbondione – hanno raggiunto le pendici del monte Rambasì (2.956 metri), dalla cui cima era scesa la valanga. La slavina aveva investito il raccordo (a circa 1.750 metri) che, scendendo dal rifugio Mirtillo, porta alle piste Agonistica e Turistica. E che, secondo chi aveva lanciato l'allarme, avrebbe forse travolto due sciatori. I tecnici del soccorso alpino, dopo aver provato a percorrere la valanga con l'Arva (l'apparecchio per la ricerca valanghe) e coi cani da ricerca, hanno cominciato a sondare la neve, soprattutto dove gli accumuli erano più consistenti. Su indicazione di Ronzoni hanno bonificato anche una seconda valanga, caduta sempre dal Rambasì più in alto e poco più a valle del rifugio Mirtillo. Poiché le ricerche non davano alcun risultato, dopo tre ore sono state sospese. E così i tecnici del soccorso sono rientrati alla base».

Che senso aveva allora l'allarme lanciato dallo sciatore al 118?
Come sono andate le cose lo spiega Dino Merelli, responsabile della stazione invernale di Lizzola. «Anch'io stavo salendo in funivia con alcuni collaboratori quando è scesa la prima valanga dal Rambasì, passando sul raccordo per le piste, che, per prudenza, era stato chiuso agli sciatori. Ho potuto così notare che la neve aveva investito tre scialpinisti che stavano imprudentemente salendo, mentre cinque snowbordisti che scendevano sono stati solo sfiorati. Coi miei collaboratori, scesi dalla seggiovia, ci siamo immediatamente recati sul posto: uno degli sciatori era solo stato gettato a terra dalla valanga, degli altri due uno affiorava con la testa e un altro con la testa e un braccio. Li abbiamo immediatamente tirati fuori. Poi, un poco frastornati, sono scesi a valle. Intanto il Soccorso alpino era stato allertato dallo sciatore che saliva in funivia e che non sapeva dell'evolversi dei fatti. Da qui l'intervento dei volontari del soccorso in montagna, sempre pronti a spendersi generosamente per portare aiuto a chi ne ha bisogno. Desidero ancora una volta richiamare alla prudenza. Non è tempo, questo, per percorsi fuori pista o per seguire tracciati interdetti allo sci. È necessario, in questi casi, essere estremamente prudenti, osservare le regole e i suggerimenti, per non mettere in pericolo la propria vita e quella l'altrui».

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