Lui «palpeggia» lui in auto
ma finisce a processo

Quando lui palpeggia lui, rischia lo stesso di finire a processo per violenza sessuale. È successo al dipendente di una società commerciale dell'Isola accusato dal collega di lavoro di avergli toccato una coscia e rinviato a giudizio ieri dal gup Alberto Viti. La vicenda è ancora tutta da chiarire ed è per questo che il giudice preliminare ha deciso che merita un approfondimento processuale.

Le due versioni infatti sono agli antipodi. Da una parte c'è la presunta vittima, un uomo di 52 anni, che ha denunciato di essere stato palpeggiato. Dall'altra c'è l'imputato, un collega di 45 anni, puntuale nell'affermare che non c'è stato alcun contatto fra i due.

Il posto dove il «fattaccio» sarebbe accaduto non aiuta certo a far luce. Perché il palpeggiamento, secondo le accuse, sarebbe andato in scena nell'abitacolo di un auto, luogo privatissimo, al riparo da occhi indiscreti (e dunque da testimoni), soprattutto perché la vettura era in movimento e per di più su un'autostrada, regno dell'anonimato, non luogo per eccellenza.

È il 22 luglio del 2008, i due stanno percorrendo l'A4 per raggiungere un cliente. Al volante c'è il cinquantaduenne, il collega gli siede accanto. A un certo punto, secondo quanto denunciato dal conducente, l'altro avrebbe allungato la mano toccandogli ripetutamente la coscia. E, aveva assicurato il denunciante agli inquirenti, con fare per nulla scherzoso. Insomma, secondo la presunta vittima, un approccio in piena regola.

Da qui la decisione di sporgere querela, con l'altro che era finito sotto inchiesta per violenza sessuale (però la fattispecie di minore gravità dell'articolo del codice penale, il 609 bis). Il quarantacinquenne ha sempre negato tutto. Dice che in quell'abitacolo non è mai accaduto nulla di compromettente e che la denuncia sarebbe stata presentata per motivi strumentali. Lui contro lui. Vedremo a processo - che inizierà ad aprile - come andrà a finire.

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