Il Tar riammette alle elezioni
la lista di Roberto Formigoni

Il Tar della Lombardia ha accolto l'istanza di sospensiva presentata dalla lista «Per la Lombardia» di Roberto Formigoni contro il provvedimento con cui la Corte d'appello di Milano aveva escluso la lista del candidato del Pdl per irregolarità nella presentazione delle firme. In questo modo, quindi, la lista viene riammessa alle prossime elezioni regionali.

Aveva preso il via alle 9.30 in punto l'udienza a porte chiuse del Tribunale amministrativo della Lombardia per decidere sull'esclusione della lista di Formigoni dalle elezioni del 28 e 29 marzo prossimi. Davanti al collegio della quarta sezione del Tar di Milano presieduto dal giudice Adriano Leo, presidente della quarta sezione del tribunale, si erano presentati i ricorrenti, i legali del presidente della Regione Roberto Formigoni, e le controparti che si sono costituite tra venerdì e sabato.

A costituirsi, tra gli altri, erano stati il candidato del Pd Filippo Penati, la sua lista, i Radicali, l'Udc e i Comunisti italiani. Al termine dell'udienza, dopo che le parti avevano presentato le proprie memorie e controdeduzioni, il collegio si è riunito in Camera di consiglio per decidere se accogliere o meno la sospensiva della sentenza della Corte d'Appello che aveva confermato l'esclusione di Formigoni dalla prossima competizione elettorale.

Ai giudici toccava emettere un'ordinanza con sentenza motivata che avrebbe potuto riammettere o meno alla corsa l'attuale presidente regionale. E il verdetto è stato positivo per Formigoni che potrà così puntare al suo quarto mandato consecutivo.

Tutto questo mentre si attende la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto «interpretativo» licenziato nella tarda serata di venerdì sera dal Consiglio dei ministri che ha già ricevuto la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

«Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di 'benì egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico».

Così Napolitano ha risposto sul sito del Quirinale al messaggio di due cittadini in merito al decreto legge interpretativo varato venerdì dal Cdm e da lui controfirmato.

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