La tragedia del botto di Cassano
donati gli organi di Francesco

«L'unica cosa che ci consola è che grazie alla morte di mio figlio altre persone ora potranno vivere». Parole cariche di dolore quelle del papà di Francesco Obinu, il quattordicenne di Cassano d'Adda morto sabato  agli Ospedali Riuniti di Bergamo per le ferite riportate a causa dello scoppio dell'ordigno artigianale che per gioco aveva costruito insieme a due suoi amici di 14 e 15 anni.

I genitori del giovane, dopo che i medici ne avevano constatato la morte cerebrale,  hanno dato il loro consenso all'espianto degli organi. Francesco Obinu ha donato cuore, fegato, polmoni e reni. La sua salma attualmente  si trova  nella camera mortuaria dell'ospedale.

Nell'abitazione di Corso Europa, dove il quattordicenne viveva insieme ai genitori Daniele e Giusy e al fratellino di 8 anni Simone, si è assistito ad un via vai di amici e conoscenti affranti.

Su quanto successo la sera dell'esplosione deve essere ancora fatta chiarezza. A quanto  risulta i tre giovani, seguendo alcune istruzione trovate su un sito internet, avevano costruito un ordigno artigianale togliendo da alcuni petardi della polvere da sparo poi avvolta in un fazzoletto impregnato di benzina ed infilata in una bottiglietta di vetro di 25 centilitri.

Secondo alcune testimonianze l'esplosione era stata fortissima. I soccorritori hanno trovato Francesco a terra, incosciente e in mezzo al proprio sangue perso a causa dei vetri che lo avevano raggiungo alle gambe.

In attesa dei funerali - data e ora non sono ancora stati fissati- gli amici di Francesco hanno preso la decisione di ritrovarsi lunedì, alle 19.30 in corso Europa: da qui partirà poi una fiaccolata che arriverà fino alla parrocchia di Cristo Risorto dove il parroco don Antonio Moro ha previsto che alle 20. 45 verrà recitato un rosario.

A queste celebrazioni parteciperanno anche i compagni di scuola del quattordicenne che frequentava il primo anno della scuola meccanica di Gorgonzola.

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