Una scuola bergamasca in Kenya
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A festeggiare i suoi trent'anni di lavoro nel villaggio di Nyagwethe in Kenya, l'alpino-missionario bergamasco Franco Pini ha invitato anche l'imprenditore iraniano Edalat Bai. Perché, senza di lui, nulla di quanto è sorto in quell'angolo del Lago Vittoria ci sarebbe. Non ci sarebbe l'acquedotto, l'ospedale, la scuola primaria, quella professionale, il liceo, la scuola d'infanzia, le mense, i pensionati per gli studenti che arrivano da lontano, la cooperativa di vendita, la chiesa cattolica ma frequentata da tutte le confessioni e inaugurata nel 2000 dal vescovo ausiliare emerito monsignor Lino Belotti.

Che il 7 marzo è tornato a Nyagwethe per inaugurare il polo scolastico per mille allievi dall'asilo al liceo, con college, mensa per 600 studenti delle primarie e case per gli insegnanti. Franco Pini, di Ponteranica, fa un salto nel tempo di 33 anni e racconta «gli inizi della leggenda»: 1977, un Pini molto più giovane, ma già scarso di chioma, di ritorno dall'India attraversa in solitaria l'Iran sconvolto dalla rivoluzione khomeinista che scaccia lo shah Reza Pahlevi. L'alpino bergamasco non lo sa, perché, lontano dalla capitale, bada di giorno a tenere in strada la moto Guzzi e a piantare di sera la sua tendina canadese. Una notte viene assalito nel sonno, pestato, e gettato incosciente in un vallone.

 Lo salva all'alba una pattuglia della polizia che lo trasporta, in coma, in un ospedaletto periferico. Ripresa conoscenza dopo cinque giorni, viene trasportato nel più grande ospedale di Qasvin, dove lentamente recupera le forze. Gli assalitori non gli hanno rubato nulla, ma quando lo dimettono, Pini non è certo in grado di guidare la moto. «Trovai un passaggio verso il confine turco - racconta - e, per strada, il mio compagno di viaggio si fermò a raccogliere un altro autostoppista, un iraniano che aveva dovuto lasciare l'auto al confine.

Io, ancora malmesso e con la testa fasciata, stavo sul sedile posteriore e li sentivo chiacchierare animatamente, capii che l'oggetto della conversazione ero io. Edalat si presentò come un imprenditore residente in Germania, tornato in Iran a trovare i genitori. Al confine turco infatti recuperò l'auto e si offrì di portarmi fino al confine sloveno, dato che non poteva attraversare l'allora Jugoslavia comunista. Per tutto il viaggio fui suo ospite. Al mattino, prima di partire, pregavamo fianco a fianco sul tappetino: lui Allah, io Gesù Cristo. Arrivati in Slovenia, mi mise sul treno per Milano pagandomi il biglietto».

Tre anni dopo, in seguito a quell'esperienza e alla gratitudine per avercela fatta, Pini sbarcava in Africa, con il proposito di restituire parte del bene che aveva ricevuto nella vita. «Così, senza Edalat non avrei scoperto Nyagwethe - racconta - e per questo l'ho invitato per il trentesimo. D'altra parte, non abbiamo mai perso i contatti. A dicembre ho avuto una sorpresa bellissima: sono stato invitato alla sua festa per i 70 anni a Karlsruhe. Non ci vedevamo quasi da allora, ci siamo abbracciati, è stata un'emozione grandissima. E, naturalmente, gli ho raccontato tutto del villaggio».

Franco Pini, 78 anni, quattro figli, una manciata di nipoti e una moglie eccezionale, Rosetta, da solo ha trasformato un villaggio isolato (non c'era nemmeno una strada carreggiabile) in un centro di servizi per tutta l'area del distretto di Sori, a 400 km da Nairobi. «Con l'aiuto della mia famiglia e di tanti, ho cercato di rendere la vita dei nostri fratelli di Nyagwethe meno difficile» dice semplicemente. Il budget annuale della onlus che ha fondato per sostenere l'impresa, raggiunge ormai i 200.000 euro all'anno (raccolti a forza di iniziative e donazioni private piccole e grandi) per pagare gli stipendi di 60 tra operai, insegnanti, infermieri locali, per i pasti dei 300 bambini dell'asilo e dei 600 della primaria (dai 6 ai 12 anni) e per il materiale.

«Adesso ho chiesto ai capi locali di attivarsi perché il loro governo fornisca mais e riso per le mense. Io provvedo al resto, mentre gli studenti della scuola professionale seguono le manutenzioni e il governo centrale paga i maestri della primaria e i docenti del liceo. Io mi affido alla Provvidenza, ma bisogna che ciascuno faccia la sua parte».
Informazioni sul sito www.francopini.it
Guarda nel video l'inaugurazione del polo scolastico a Niagwethe

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