E c'è chi tenta invano di disattivare
un servizio suonerie mai richiesto

Quarantotto giorni senza poter telefonare, costretto a girare con due cellulari in tasca per avere una linea «pulita» per le chiamate in uscita. Tutto solo per poter tenere d'occhio il credito telefonico della propria linea Tim, che dal 10 di febbraio un fornitore di servizi a pagamento - mai richiesti - ha preso di mira.

La disavventura è cominciata con l'arrivo di una serie di messaggi: «Imobi: inserisci la tua password...», «Music live: clicca per scaricare», «Imobi: grazie per aver...». Sms arrivati nel giro di una manciata di secondi, per suonerie, sfondi e chissà cos'altro che mai erano stati attivati.

Ma con il credito prontamente scalato: sì, perché secondo quanto segnalato dagli operatori del 119 della Tim, spesso la semplice apertura di questi messaggi ricevuti viene interpretata dal fornitore del servizio - bontà sua - come accettazione.

Il caso è stato segnalato prontamente al gestore telefonico: immediata disattivazione e rimborso di quanto era stato scalato dal credito.
Nel frattempo però l'utente è stato costretto a non usare la linea, altrimenti controllare l'esattezza dell'importo sarebbe stato complicato.

Ma le sorprese non sono finite...

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